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giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: lun dic 07, 2009 2:33 pm
da dave
Articolo di Micromega che condivido parola per parola. Incomincio a essere stufo delle manifestazioni pacifiche (come quella di sabato, a cui ho partecipato) che non portano a niente. Forse, chi vive la mia situazione dovrebbe adottare metodi un po' più forti!



Giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?
Sono soprattutto i giovani ad aver pagato il prezzo di questa crisi. Giovani dotati di una “pazienza infinita” rispetto a quella dei loro genitori. Non è venuto il momento di arrabbiarsi un po’?

di Emilio Carnevali

L’altro giorno, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, Erri De Luca ha accennato alla differenza fra i giovani di oggi e la sua “generazione rivoluzionaria”. Quest’ultima descritta come disobbediente agli adulti e totalmente sprovvista di pazienza, mentre i giovani di oggi sarebbero molto obbedienti e dotati di una “pazienza infinita”.

C’è da precisare che quando De Luca evoca il periodo della ‘scarsa pazienza’ allude a qualcosa di più di una semplice, genuina vivacità mista a creativa irrequietezza giovanile. Qualche anno fa, in un’intervista sul Corriere Magazine, Sabelli Fioretti aveva ricordato allo scrittore – con ironica malizia – i suoi trascorsi post-sessantottini: “Tu diventasti capo del servizio d’ordine di Lotta Continua di Roma, un servizio ai limiti della legalità…”. E lui per tutta risposta: “No, no. Un servizio completamente dentro all’illegalità. Lotta Continua era tutta illegale, l’illegalità era pratica diffusa”.

Ora, prescindendo da qualsiasi considerazione sul clima e le conseguenze di quegli anni, si può forse concordare tranquillamente sull’eccesso di pazienza della generazione di oggi. D’altra parte non occorreva certo la lettera di Pier Luigi Celli – il quale ha avuto il merito di rilanciare un tema che meriterebbe ben altra considerazione nel dibattito politico – per riflettere sullo “scippo di futuro” subito dalle giovani generazioni dell’Italia a cavallo del nuovo millennio.

Finanche la recente crisi economica si è accanita con particolare severità proprio sui più giovani, a dimostrazione che, come recita il titolo di un recente libro dell’economista Tito Boeri, “la crisi non è uguale per tutti”. Il rapporto Istat sulla forza lavoro nel II trimestre del 2009 certifica che l’incremento della disoccupazione (passata dal 6,7 per cento del secondo trimestre 2008 al 7,4 per cento nel secondo trimestre 2009, per giungere – con gli ultimissimi dati di ottobre 2009 – fino all’8%) è dovuto soprattutto al forte calo dei dipendenti a termine (-229.000 unità nel II trimestre 2009 rispetto al II trimestre 2008) e dei collaboratori coordinati e continuativi e occasionali (-65.000 unità), oltre che degli autonomi (-145.000 unità).

Sono soprattutto i giovani ad essere assunti con questi contratti e sono dunque loro ad aver pagato il prezzo di questa massiccia espulsione dal mondo produttivo. I dipendenti a tempo indeterminato sono invece cresciuti di 61.000 unità, ma tra i neoassunti non ci sono generalmente dei giovani, i quali rappresentano un investimento in capitale umano che, in tempi di crisi, le aziende non sono certamente dispose a fare. Soprattutto vista l’esorbitante offerta di lavoratori qualificati che caratterizza attualmente il mercato. Non è un caso se la disoccupazione giovanile in Italia è pari 26,9 per centro, contro il 20,6 della media europea (rilevazione ottobre 2009).

Anche i più “competitivi”, i lavoratori della conoscenza impiegati nei centri di ricerca delle grandi aziende internazionali, non possono certo dormire sonni tranquilli. Dopo aver chiuso da tempo i centri di produzione nel nostro Paese, molte multinazionali (tra le quali Nokia, Motorola, Ericsson) stanno ridimensionando anche i centri di ricerca. È il destino di quei Paesi divenuti “colonie industriali”: è possibile che in questi Paesi – ha spiegato Luciano Gallino in un saggio di qualche anno fa sulla scomparsa dell’Italia industriale – “operino unità produttive controllate da imprese straniere, capaci di assicurare localmente occupazione e reddito.

Ma una tale situazione implica che tutte le decisioni in merito ai livelli di occupazione, alle condizioni di lavoro, alle retribuzioni, a che cosa si produce e a quali prezzi, ai prodotti che entrano nelle case e strutturano la vita delle persone, saranno prese altrove. Con il presupposto che i relativi costi economici, sociali e umani ricadranno sul Paese ospitante”.

Motivi per arrabbiarsi un po’ ai giovani non mancherebbero. Magari senza cantilene vittimistico-riventicative dell’“io, in quanto gggiovane…” e magari senza usare come titolo di vanto quello di non essersi mai occupati di politica e non essere mai entrati in una sezione di partito (come si legge a volte nei blog della cosiddetta “società civile”). Diamoci una svegliata.

(1 dicembre 2009)

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: lun dic 07, 2009 9:02 pm
da MAXLINE
Tutte belle parole, Dave.
Se si vuole davvero e seriamente riavviare un processo di assunzioni a 360 gradi con contratti che non siano solo poco più che carta straccia bisogna fondamentalmente abbassare il famoso "costo del lavoro" che in Italia è a livelli stellari.
Finchè non ci si concentra su questo determinante fattore, scordati ogni possibile occasione per ribaltare la situazione.

Le carnevalate in pubblica piazza, soprattutto se schierate unilateralmente, non servono a nessuno, ci sarà sempre chi è contro e non si approda a nulla.
Incazzarsi forte servirebbe solo se questo sentimento sarà accompagnato da una potente e mirata, compatta azione collettiva che faccia pressione sui politici di ogni appartenenza e specialmente sui sindacati affinchè si siedano definitivamente attorno ad un tavolo per decidere infine la strategia più utile al paese.
E quella strategia, lo ripeto, si chiama sempre e solo "costo del lavoro".
Gira finchè ne hai voglia Dave ma è così che funziona.
Da sempre.

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: mar dic 08, 2009 1:26 am
da dave
In realtà, sono d'accordo con le tue parole. Aggiungo solo che mi stupisce giorno dopo giorno l'incapacità giovanile di aggregarsi e compiere azioni dimostrative ben più estreme di quelle fatte attualmente. Perché vivere senza avere un lavoro dovrebbe risvegliare un po' di sana incazzatura, sinora controllata.

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: mar dic 08, 2009 10:25 am
da MAXLINE
dave ha scritto:In realtà, sono d'accordo con le tue parole. Aggiungo solo che mi stupisce giorno dopo giorno l'incapacità giovanile di aggregarsi e compiere azioni dimostrative ben più estreme di quelle fatte attualmente.


Concordo.
Però, in ugual modo, bisognerebbe manifestare esemplarmente anche per altri molti temi essenziali che pesano sulla società come macigni.
I giovani per il lavoro, le famiglie per il caro-vita che ha messo in ginocchio il potere d'acquisto, il Nord per le ingiustizie perpetrate centralmente contro di esso, il Sud per lo strapotere della mafia appiccicata come un gemello siamese in ogni iniziativa economica e non, la gente comune per l'inefficienza dello stato sotto ogni fronte nei servizi, gli anziani per la condizione vergognosa con la quale vengono emarginati dopo una vita di lavoro, tutti i popoli della ex CEE contro un turpe complotto pianificato ad hoc che spacciano per Europa...

...una mobilitazione di 60 milioni di italiani davvero incazzati neri contro qualche centinaio di politicanti senza calli sotto le mani.
Bè, l'idea mi divertirebbe alquanto!

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: mar dic 08, 2009 1:47 pm
da The Director
Il problema, amici miei, è che la stragrande maggioranza della massa è stata scientemente ed abilmente sedata a suon di cazzate varie assortite... Voi mi parlate dei giovani, ma io vedo solo quella che definisco la 'D&Generation'...

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: mar dic 08, 2009 2:13 pm
da MAXLINE
The Director ha scritto:Voi mi parlate dei giovani, ma io vedo solo quella che definisco la 'D&Generation'...


Un altro aspetto, Roby, è anche la storica scissione tra classi sociali perpetrata nei decenni da parte dei sistemi politici affinchè tutti si sentano appartenenti ad un certo "gruppo" che pensa ed agisce a compartimenti stagni nei confronti di altre condizioni parallele.
Ed ecco allora gli "operai contro i padroni", "gli artigiani ladri", "gli statali parassiti", "i drogati", "i paolotti", per citare solo quelli che mi vengono in mente.
Tutti contro tutti, ognuno salvaguardando disperatamente il proprio interesse anche a discapito dell'altro.

I giovani, a mio parere, oggi come oggi non hanno nerbo.
E non lo dico per conflitto generazionale, quello per il quale chi ha più anni riveste neccessariamente un ruolo di critico nei confronti dei più giovani, un pò come è accaduto con i nostri nonni verso i nostri padri.
Vedo purtroppo moltissimi giovanotti sprecarsi con banalità assurde, ragazzi senza un orientamento specifico e coerente, tutti "cioè", "passami una siga", "cazzo", cellulare carico e rincoglioniti dagli eccessi.
Ci saranno, per carità, anche eccezioni, ma rappresentano solo un'esigua minoranza senza voce.
Per natura sono molto curioso e mi capita spesso per lavoro di dialogare con decine di ragazzi di età compresa tra i 18 e 25 anni, studenti.
Quando, ad esempio, in piena epoca anti-Gelmini si scioperava a raffica, ho chiesto a molti di essi se conoscevano i motivi specifici per i quali stavano così ardentemente protestando.
Avrei voluto registrare le risposte: sono certo che avrebbero fatto rizzare i capelli a tutti gli insegnanti oltre che a far cadere loro le palle a terra.

Non esiste quasi nessuno spirito di coesione tra i giovani, sotto alcun argomento e su questo, c'è da scommetterci, c'è chi sa come marciarci sopra.
O no? :|

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: sab gen 09, 2010 2:44 pm
da dave
http://www.youtube.com/watch?v=8umpNWGqD_Q

un video che rappresenta il dialogo tra una precaria che vive la vita reale e il politico che guadagna migliaia di euro al mese e vive la realtà dei privilegiati...

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: sab gen 09, 2010 5:07 pm
da The Director
Nella stessa puntata ho potuto ammirare Vauro, fra un turpiloquio e l'altro, glissare con battute sceme anzichè rispondere al politico privilegiato di cui sopra che gli chiedeva conto dei 1000 (mille) euro a vignetta che il signor Vauro stesso prende.

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: lun gen 11, 2010 1:14 am
da Didimo
The Director ha scritto:Nella stessa puntata ho potuto ammirare Vauro, fra un turpiloquio e l'altro, glissare con battute sceme anzichè rispondere al politico privilegiato di cui sopra che gli chiedeva conto dei 1000 (mille) euro a vignetta che il signor Vauro stesso prende.


Sono 1000 a puntata, non a vignetta.

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: lun gen 11, 2010 1:53 am
da The Director
Didimo ha scritto:
The Director ha scritto:Nella stessa puntata ho potuto ammirare Vauro, fra un turpiloquio e l'altro, glissare con battute sceme anzichè rispondere al politico privilegiato di cui sopra che gli chiedeva conto dei 1000 (mille) euro a vignetta che il signor Vauro stesso prende.


Sono 1000 a puntata, non a vignetta.


La fonte, visto che lui ha glissato? Comunque non mi pare poco, specie per chi straparla di precari e, proprio come un politico, NON vive certe sorti.

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: lun gen 11, 2010 10:31 am
da Didimo
L'ha detto lui in più di una occasione, c'è poi questo articoletto del Giornale (che denota in pieno lo stile di quella testata)
http://www.ilgiornale.it/interni/vauro_ ... comments=2

In ogni caso non mi sembra che lo coprano d'oro, se vogliamo trovare lo scandalo lo cercherei altrove, tipo l'amico di Castelli
che si prende 10.000 euro al mese senza fare niente dopo che Castelli stesso gli ha creato l'incarico statale (ricordi? se ne parlò
l'anno scorso). :D
Oppure Castelli stesso che per dire cazzate ne prende molti di più :D
O, se vogliamo rimanere alla RAI, il cachet di Paris Hilton, che per andare a Miss Italia si è intascata 80.000 euro.

Io faccio l'illustratore, e ti dico che in ogni caso i guadagni per questo genere di lavori artistici (che non tutti sono capaci a fare,
per questo sono pagati di più) sono più alti di quelli di un operaio, il cui lavoro potrebbe farlo chiunque.

Anche un gruppo musicale amatoriale quando va a suonare in un locale sperduto si becca almeno 200 euro per un paio d'ore,
mentre un operaio deve lavorare dei giorni per metterli insieme: veramente, in questo caso la polemica mi sembra assolutamente
sterile. :wink:

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: lun gen 11, 2010 11:10 am
da The Director
Didimo ha scritto: in questo caso la polemica mi sembra assolutamente
sterile. :wink:


Sì, specie se smettiamo di far finta che non ce ne siano altri 929 seduti in parlamento alle stesse condizioni, e che se ci mettiamo a fare l'elenco delle furbate a proprio tornaconto personale finiamo nel 2036... :wink:

Re: giovani, pazienti e disoccupati. Fino a quando?

MessaggioInviato: lun gen 11, 2010 11:19 am
da Didimo
Su questo sono d'accordo. Ho citato Castelli solo perché è stato lui a segnalare (in modo errato) il caso. :D