la morte della cultura

Lo spazio dove discutere di qualsiasi argomento che non sia riconducibile agli altri forum, dalla politica alla società, dai libri allo sport e qualsiasi altra cosa vi sembri meritevole di un pubblico approfondimento…

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Re: la morte della cultura

Messaggioda dave » lun giu 07, 2010 12:16 pm

A The Director: forse la mia ricerca in questi tempi è derogabile, ma forse è ancor più derogabile quanto riporto sotto (da Gramellini - 2 giugno 2010 - La Stampa):

02/06/2010
Gramellini, Aerei blu
da LA STAMPA
2/6/2010

Aerei blu

Nel giorno della parata militare lungo i Fori, oso sperare che nessuno sottovaluterà l’importanza dell’acquisto di centotrentuno cacciabombardieri F-35, centoventuno caccia Eurofighter e cento elicotteri NH90 da parte delle nostre Forze Armate. Con una certa malizia i Verdi fanno notare che lo scontrino complessivo di una spesa degna del set di «Apocalypse now» ammonta a 29 miliardi di euro, 5 in più della manovra (a proposito di apocalissi).

Ma tutti sappiamo che, oggi come oggi, senza un cacciabombardiere non si va da nessuna parte. Quindi lungi da noi l’idea populista di rinunciare al rombo dei motori guerrieri per tutelare lo stipendio di un impiegato pubblico o la sopravvivenza di un ente culturale. Però, forse, almeno un accenno a questa eventualità poteva essere fatto da chi ci governa. Anche solo come gesto di trasparenza e di cortesia: cari italiani, vi chiediamo di stringere la cinghia, però sappiate che i vostri sacrifici non saranno vani, perché dei cacciabombardieri così belli non li ha nessuno. Per non parlare degli elicotteri.

L’emozione sarebbe stata talmente forte che i dipendenti dello Stato avrebbero donato, se non l’oro (di cui al momento sono sprovvisti), i loro straordinari alla Patria, pur di consentirle di sfrecciare invitta e gloriosa nei cieli. E i poliziotti avrebbero sbandierato con orgoglio la mancanza di soldi per il carburante delle auto di servizio, con la tranquilla consapevolezza di chi sa che per combattere la mafia, stroncare la corruzione e proteggere i cittadini, nulla è più efficace di uno stormo di cacciabombardieri.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda The Director » lun giu 07, 2010 4:11 pm

Gaurda Dave, io sono TOTALMENTE d'accordo con te su questo! E' una spesa vergognosa, ma qui subentrano purtroppo dinamiche perverse di accordi militari e commerciali fra produttori e Nazioni: l'industria bellica non è rivolta al privato come quella dei fucili da caccia, quindi carrarmati, aerei e software bellico in qualche modo DEVONO essere venduti, ovviamente alle Nazioni. Poi capiamo perchè gli USA scatenano almeno una guerra ogni 10 anni e perchè si moltiplicano le 'missioni di pace': senza certi accadimenti, chi produce materiale bellico si riempirebbe i magazzini con la roba a prender polvere... e i soldati professionisti starebbero in caserma a giocare a carte... Così i produttori di armamenti finanziano campagne elettorali e presidenziali, poi presentano il 'conto': in questo non siamo diversi, purtroppo, da qualunque Paese occidentale, è un circolo vizioso messo in piedi ad arte che a noi cittadini crea solo un forte danno economico, e che nelle zone 'calde' peraltro non risolve niente in concreto, se non fare arricchire i soliti noti, si veda il docu-film "Zeitgeist 2" a proposito dei 'killer economici'... Le folli e insensate spese belliche sono un cancro che ormai non estirperemo più, visti i livelli a cui si è arrivati... :(
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Damiel » dom lug 18, 2010 6:41 pm

Ecco un articolo piuttosto interessnate, tanto per ricollegarci alla caratteristica principale della destra moderna di essere anticulturale al 100%

http://www.repubblica.it/scuola/2010/07 ... ef=HREC1-3
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Diòscuro » lun lug 19, 2010 6:19 am

a parte, Damiel, che su questa questione della "destra moderna che non ha studiato", luogo comune che qui sopra compare come un mantra quotidiano, e che "hanno studiato solo i postcomunisti liberisti di Repubblica", ci sarebbe da rispondere un papiro...che ti ho già scritto a pag. 2 di questa discussione con ampi riferimenti (cui hai evitato accuratamente di rispondere se non per tornare a ricantare il mantra della destra ignorante 1 pagina dopo, su motivazioni umorali e non verificate).
Se la caratteristica della destra moderna a tuo avviso è di essere anticulturale al 100% qual è la caratteristica della sinistra moderna? di non esistere. O pensa al motto di Di Pietro: "più sGuola più Isdruzzione, usciamo i corrotti dalle porte dei palazzi". E' poi così che non si intende lo spirito degli articoli che si leggono. :-D

In realtà quel che dice l'art. o meglio l'esponente pdl è vero. Al di là che già io preferivo le lauree intere vecchio ordinamento, è vero che ci sono lauree nominalmente tutte uguali in varie facoltà, di pari valore legale, ma che non lo sono effettivamente.
Un esempio più vicino a te: in alcune facoltà, per restare alla nostra lettere, la laurea in magistero o in DAMS è legalmente parificata alla laurea in Lettere Moderne o Classiche: è legalmente uguale in molti casi, ma per esami in questione e speecializzazioni interne non sono uguali e non sono proprio parificabili.
O alcune lauree in lettere in alcuni atenei non hanno nemmeno 1 filologia romanza, in altri atenei è obbligatoria la biennalizzazione della stessa con prove pratiche di ecdotica e recupero testi. Ma per la legge "è tutto Lettere". Chiedilo a chi si occupa di queste cose da anni, se è uguale sapere o non sapere di queste materie.

Riporta quersto in altri ambiti, anche nel commerciale, l'opinione del dep. Pdl non è così assurda. E più anticultura INVECE parificare lauree tra loro non comparabili per l'assenza di veri percorsi di alcune materie tra di loro, e vedere queste lauree nominalmente uguali ma in realtà specificamente ben diverse (per numero esami, qualità) : chi ci ha dato dentro di più si trova penalizzato da altri che hanno laurea con stesso nome e parvenza finale della sua, ma che per regole interne ad alcuni atenei hanno fatto la metà, per ottenere quella laurea.
Una laurea a Boloogna, a Milano, a Torino a Napoli è una cosa, la medesima in altrei atenei è spesso un'altra cosa, pur che si chiami uguale, con anche programmi e numerosi esami sostenuti alquanto diversi.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda dave » lun lug 19, 2010 11:15 am

In realtà, il discorso fatto da Garagnani non è sbagliato, come sottolinea Dioscuro.
Diciamo che, però, i problemi dell'Università italiana sono altri:

1) Il 3+2 (partorito dal Berlinguer fratello e poi consolidato dalla Moratti) è la morte della cultura e dell'istruzione, perché riduce fortemente lo spessore dell'apprendimento. Il vecchio ordinamento proponeva programmi di corso molto più corposi e in linea con un insegnamento universitario specializzato. Bisognerebbe, quindi, tornare sui propri passi. Anche perché si è visto che oggettivamente la laurea breve (il 3 senza il 2) non è spendibile sul mercato del lavoro.

2) Prima il MIUR stanziava finanziamenti a pioggia, senza monitorare il loro uso effettivo. Oggi ha chiuso del tutto i rubinetti. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Forse, il MIUR dovrebbe nuovamente investire risorse maggiori per borse di studio, incentivi alla ricerca in proporzione all'effettiva efficienza qualitativa dei Dipartimenti, quindi prendere di mira professori e ricercatori che occupano la poltrona senza combinare un fico secco. La Gelmini dice di voler far così, ma sinora in questi 2 anni non ha fatto altro che penalizzare chi non conta un cazzo, non toccando in alcun modo i baroni, gli unici ad aver avuto un aumento di stipendio!

3) In Germania e in Francia sono numerosissime le fondazioni che stanno a metà tra il pubblico e il privato, ricevendo corposi finanziamenti statali e integrando l'attività universitaria. In Italia, le fondazioni culturali ricevono cifre irrisorie, non spendibili in ricerca e in attività limitrofe.

4) Il livello d'istruzione medio degli studenti di oggi è bassissimo e non si può dare a tutti una laurea, solo perché fa comodo avere più persone che pagano le tasse universitarie. Sarebbe necessaria una maggiore diffusione del numero chiuso e una selezione molto più aderente al livello culturale richiesto da ogni singolo Dipartimento. L'Università deve essere economicamente a portata di mano di tutti (ce oggi non è così) e qualitativamentea a portata di mano dei soli meritevoli.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Damiel » lun lug 19, 2010 10:45 pm

Non volevo fare arrabbiare nessuno, scusatemi. Non sono capace ad esporre le mie idee. Sono solo stufo di essere definito uno sfigato da parte della società moderna per il fatto che ho studiato comunicazione e non ingegneria o economia, ritenute, chissà per quale motivo, superiori da altri. Soprattutto in questo periodo, in cui gli economisti non riescono a risollevare il mondo dal baratro in cui lo hanno buttato per loro disattenzione e gli ingengeri non sono in grado di tappare una falla che han provocato loro stessi.

Con destra moderna, Dioscuro, non punto il dito a persone colte come te, Montanelli o Heidegger, ma... sai a chi mi riferisco. I figli di papà che si comprano la laurea al cepu, i rampolli della Bocconi, et similia...

Non sono un cazzone passato da AN al centrosinistra così per fare. Ho cambiato completamente il mio modo di avvertire e pensare semplicemente per il fatto di vivere una realtà ingiusta.

Voglio solo una vita felice. Poter sposare la mia fidanzata e avere dei bambini. Non vedere più i miei genitori torturati dall'INPS e dallo stato che succhia loro continuamente sangue. E vorrei solo trovare un lavoro, magari che mi piaccia o in linea con cosa ho studiate. Perchè, è doloroso sentirsi dire "lei è troppo intelligente per lavorare con noi" o "è troppo artista e creativo per un lavoro simile". Credo che tutto questo sia stato forgiato da una società lelemoriana, barbaradursiana e ivazanicchiana, sanremese... e quella gente non ha studiato e sta con quella destra che farebbe rivoltare nella tomba il buon vecchio Almirante.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Diòscuro » mar lug 20, 2010 7:44 am

mi spiace Damiel della tua situazione, che poi in modi diversi ci tocca e ci ha toccato per anni tutti con diverse sfumature specie chi ha un c.v. umanistico, ma in parte lo sapevamo anche all'inizio degli studi.
Nei primi anni 90 D'Alema a Porta a Porta in una puntata memorabile diceva agli studenti di Lettere e Filosofia: "farete altro rispetto a ciò che avete studiato", anche con un certo cipiglio, inutile sorprendersi ora.
E' cosa risaputa nel nostro settore, io lo sapevo dalla IV ginnasio cioè dal 1984 che per il settore umanistico ci sarebbero stati problemi lavorativi di inserimento, sia per scuola, università sia terzi. Ma sapendo fare per indole solo cose in ambito letterario e artistico ho tenuto duro. A parte lo sgomberacantine :-D Se sei serio in ambito letterario, il 'successo' non lo avrai mai, forse la sopravvivenza dignitosa, e un po' più avanti con l'età: il successo è solo per chi scrive i '100 colpi di spazzola' o si vende a qualche partito diventando un emettitore di sentenze pseudoculturali automatiche (che non è cultura approfondita e creatrice, chiaramente).
Il successo oggi non è certo per chi approfondisce, nè per chi come umanista è portatore di Memoria culturale e storica, 2 cose che il mondo attuale vuole cancellare in ossequio al capitale e alla massima resa economica senza tanto pensarci su, o in ossequio ai diktat del Nuovo ordine.

Damiel una battutaccia :-D passato da An al centrosx ! :shock: trasformismi alla Fini ? ahaha gli opposti si attraggono. Lo dicevo io che i neocon sono progressisti travestiti, una sorta di Trotzkysti della rivoluzione permanente, anche negli USA :-D

Solo aggiungo che i mali di sistema che descrivi non sono locali-nazionali o corona-lelemoriani come in fondo dici (cfr. ti rispondo a pag 2), ma ormai mondiali. Continuo a pensare che non dipenda dagli ultimi 2 anni e solo in Italia questa situazione, e i vari Corona e Lelemora siano tanto a dx quanto a sx anche se con stili diversi, e sempre a patto che lelemora e corona siano di dx che non mi pare affatto,
quello delle materie umanistiche e delle prospettive lavorative è un problema che c'è dagli anni 70, diversamente siamo un 'sistema' non libero inserito in un sistema mondiale andato a male, che è sbagliato leggere solo in chiave nazionale visto che le forze condizionanti sono esterne (l'ultima: l'Onu che si fa viva con la legge che limita le pubblicazioni delle intercettazioni...ci manca che salti fuori la Boldrini: p.s. ecco un'altra carriera possibile, la fabbrica del dirittificio globale: lì si trova lavoro di sicuro, basta essere sempre antinazionali).

La soluzione sicura al tutto nessuno ce l'ha. Ma non ce l'ha nemmeno sua sonnolenza Franceschini, nè Uolter nè Rosy Bindi...nè i soliti atlantisti che a sx sono ancor più supini agli Usa della crisi che a dx: postcomunisti liberisti filoUSa: è da lì che viene il modello sbagliato. La sinistra non ti difenderà perchè ha abbracciato il liberismo da 2 decenni almeno. Che significa legge selvaggia del mercato..alla quale gli umanisti soccombono spesso.
E infatti anche tu ti lamenti..chiaro che il liberismo mette gli umanisti al margine del mondo del lavoro, o se va bene in una piccola nicchia di sopravvivenza. Inutile allora lamentarsi. Macchè lelemora: che c'entra con la nostra vita? è il liberismo nel mercato. Per di più il liberismo è adorato specie a sx. Se sei italiano poi, e ti occupi di culture bene o male ancestrali, allora ti mettono nella riserva.

A proposito delle soluzioni umanistiche della Qultura a sinistra, io vivo in E/R, la regione stanzia ogni anno da un pacco di anni per esempio ben 5 milioni di euro per progetti atti a diffondere sostenere e approfondire la cultura ROM.
Ecco cos'è che dovevamo studiare altro che filologia romanza, il Beowulf, Tasso o Eschilo, nè comunicazione di massa, nè filmologia, nè greco nè latino.
Sicuramente iniziative come queste sono un modo ottimale per superare la crisi, e dare lavoro a noi umanisti eh.
Ci insegnano così anche come nomadizzarci in un futuro prossimo venturo: del resto lo stesso Franceschini proponeva di rinunciare all'idea di un posto fisso nell'economia liberista, e di rinunciare alla casa di proprietà per essere più liberi di cercare lavoro in giro per il mondo. Ancora liberismo, rivoluzione permamente, sradicamento. Non è più dx e sx: è una chiave di lettura sbagliata.
Sono i diktat globali.
E come vedi la sx emilianoromagnola con questi corsi miliardari che ci insegnano la cultura rom e il nomadismo ha certamente trovato la soluzione al problema degli umanisti!
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Diòscuro » mar lug 20, 2010 8:13 am

aggiungo anche, in generale, ispiratomi dal fresco di stamattina, e dal titolo Dav-iano della discussione "La morte della cultura":

_o non sarà mica che invertendo i termini della discussione ne abbiamo una chiave di lettura "la cultura della morte" ?
e in effetti mai come negli ultimi anni si è diffuso l'atteggiamento da self-hating european, furbescamente instillato da qualche movimento economico-culturale estero con scopi precisi.

_la Cultura è stata fatta da sempre anche da fattori, che oggi si combattono con tutti i mezzi: la Madre-Lingua e il Padre-Patria.
La cultura cioè è sempre originaria (-da qualcosa, da qualcuno, da qualche posto...neghi questo, e l'hai distrutta...ecco perchè la cultura ha sempre valori di radice, di appartenenza, di identità e non di sradicamento).
Chiarissimo invece come le dinamiche pseudoculturali spossessanti contemporanee, della prima, Madre-Lingua facciano strame (neologismi, solo inglese commerciale ovunque) e della seconda (la patria) ...BEH è stata cancellata in ossequio agli Usa, al sistema della finanza internazionale, o in regalo al dirittificio globale (degli altri).

Se si nega la Madre-lingua e il Padre-patria di un posto e di un popolo che cultura mai potrà sussistere?
nessuna, o almeno, sempre meno la nostra.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda RainDog » mar lug 20, 2010 11:10 am

Con assoluta calma Dioscuro, io sono iscritto al PD, di cui mi onoro di far parte, e ti invito, molto molto gentilmente, ad AVERE RISPETTO per noi. Grazie. E mi fermo qui, altrimenti poi passo per quello che "alza i toni della discussione" e non è il caso (anche se ogni volta che vedo un tuo post ho dei travasi di bile).
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Diòscuro » mar lug 20, 2010 11:20 am

io invece, Raindog, non sono iscritto a nessun partito, e NON sono io ad aprire certe discussioni in cui corona e lelemora sarebbero la destra attuale che non ha studiato. Se certe cose non venissero scritte (la destra è ignorante e non studia e simili per più pagine) nemmeno risponderei. Ma evidentemente il "rispetto" deve andare in 1 sola direzione.

Idem con assoluta calma per me ognuno si può iscrivere dove gli pare. Non trovo dove avrei avrei mancato di rispetto a D'Alema citando un suo famoso intervento a Porta a Porta dove invitava studenti e laureati in materie umanistiche a fare altri mestieri; nè vedo dove avrei mancato rispetto a Bindi e Franceschini dicendo che non potrebbero sanare una situazione che trova nelle scelte liberiste del mondo e anche della sx le sue radici di danno.

Per il resto tutto è abbastanza argomentato, non ravviso mancanze di rispetto. A parte la spesa dei 5 milioni di euro annui per diffondere ampliare e studiare per es. la cultura ROm della regione E/R, mentre non ci sono soldi per noi. Ma anche in questo caso sono le amministrazioni rosse E/R che mancano di rispetto alla povertà dei cittadini italiani.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda RainDog » mar lug 20, 2010 11:52 am

Certo, ma infatti non contestavo il discorso sulla cultura e sull'università, sul quale concordo con te. Contestavo il fatto che approfitti per mettere sempre in mezzo esponenti del PD ridicolizzandoli, il "post comunismo atlantista" e altre cose che, permettimi, non esistono. Qui non si tratta di post comunismo atlantista, ma di riformismo che dopo la caduta del muro di Berlino e dell'URSS si è semplicemente reso conto che non c'è più la possiblità di opporsi al capitalismo. E quindi, si cerca di portare avanti una certa visione di equità e solidarietà all'interno del sistema capitalista stesso. Ma non sta a me parlare di questo.

PS: esistono dichiarazioni di lele mora per cui egli stesso si definisce nostalgico del fascismo e mostra cimeli con l'effige di mussolini. Quindi, se anche il discorso di Damiel può apparire superficiale, credo nasca da questo. Non se l'è sognato. Non so nulla invece di Corona, ma di certo è uno degli idoli e modelli di molti giovani che si auto collocano nel centro destra. Non ho mai sentito una persona di sinistra ammirare Corona. I fighetti borghesi tutti PDL e AN invece, sì. E anche qui, prenditela con loro. Se la destra è "snaturata" non è colpa tua ma almeno riconoscilo, così come io riconosco che la sinistra è snaturata quando ci accusate di essere tutti drogati, punk a bestia e simili. Io non sono così, e tanti non sono così, ma purtroppo se i punk a bestia vanno in giro con la maglietta di che guevara e i rasta, non posso far finta di non vederli. ne prendo atto e prendo atto che si tratta di una degenerazione totale, segno che gli ideali di un tempo non sono più adatti alla società di oggi.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda RainDog » mar lug 20, 2010 12:03 pm

quindi chiamare Franceschini "sua sonnolenza" non è una mancanza di rispetto, "uolter" Walter Veltroni neanche, per citare solo le ultime.
Poi "postcomunisti liberisti filoUSa: è da lì che viene il modello sbagliato" questa è una tua, tua personalissima opinione, non la legge. Non tutti i post comunisti sono liberisti e filo USa ma, anche fosse, mi sembra che nel 2010 rifiutare in toto illiberismo e non riconoscere come interlocutori gli USA sia un po' folle, o sbaglio? Certo, c'è chi lo fa, in ambito extra parlamentare e con un peso politico pari a zero. Chi invece perferisce FARE e non solo andare dietro agli ideali, DEVE confrontarsi con gli USA e col liberismo, pur non approvandoli nei fondamenti. E' il mio caso ad esempio. Che poi, a ben vedere, per il liberalismo ho assoluto rispetto (sebbene contrario ai miei principi) e riconosco anche la sua relativa validità.

Ah, se la regione Emilia Romagna butta via soldi per promuovere la conoscenza della cultura ROM (5 milioni all'anno? mi sembrano un po' troppi... se sei così ben documentato, mostraci i conti) probabilmente è anche per combattere una piaga come quella del razzismo. Se la gente non fosse razzista, non ci sarebbe bisogno di promuovere le altre culture. E lo dice uno che da sempre odia i Rom e li sterminerebbe. ma tra un rom e un fascista, preferisco il rom.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Diòscuro » mar lug 20, 2010 12:53 pm

@Raindog in dettaglio:
-sua sonnolenza non mi pare un'offesa, ma un appellativo caratteriale affettuoso riferito a un tono vitale, non troppo esuberante nei modi, tipico Bilancia, mio stesso segno tra l'altro. :-D
-Uolter lo chiamavano così tutti i quotidiani, anche di estrema sinistra (ora ci offendiamo anche per Uolter detto all'americana: è lui che disse che andava in Africa a fare del bene ma si è preso un loft a Manhattan, di lì la pronuncia USA)

Qui sopra s'è letto ben altro, rivolto in altre direzioni.

R. dici "Poi "postcomunisti liberisti filoUSa: è da lì che viene il modello sbagliato" questa è una tua, tua personalissima opinione, non la legge.

io: infatti non è la legge. Ma è una chiave di lettura. Vera poi, se vedi se il Pd è legato alla finanza estera.

Ma se uno, come da discuss. sopra, da materie umanistiche più o meno come le mie e di Dave, giustamente si lamenta di non poter piazzarsi nel lavoro, dico che il liberismo e il mercato saturo e selvaggio c'entra più di lelemora, che tra l'altro ha avuto sotto di sè "artisti" come la Simo che è progressistivisssima o la Alba.
lelemora e i suoi non gravitano però in ambito letterario-filologico-umanistico-filosofico ma nella tv commerciale e serate in disco e ospitate che non frequenteremmo mai, quindi non vedo come interferiscano se non a livello di gossip col nostro settore di studi e lavoro.
Le scelte liberiste stile mercato selvaggio e profitto subito invece interferiscono con lavori defilati e mentali come quelli umanistici, del resto in crisi da decenni e non da quando c'è lelemora o la dx.

R.: Non tutti i post comunisti sono liberisti e filo USa ma, anche fosse, mi sembra che nel 2010 rifiutare in toto illiberismo e non riconoscere come interlocutori gli USA sia un po' folle, o sbaglio? Certo, c'è chi lo fa, in ambito extra parlamentare e con un peso politico pari a zero.

io: senz'altro sono quasi tutti in ambito extraparlamentare. Ah senz'altro non si possono estrometter gli USa ahaha, basta che pensi alle loro basi sul nostro territorio.... Il che rinforzerebbe anche l'idea che qs. sx e qs. dx. sono le uniche rese possibili dal beneplacito USA e che in un mondo global governato da fuori non siamo liberi di decidere nulla in casa nostra.

le cose CHE dicono e FANNO E HANNO FATTO nel Pd invece non mi garbano. Si potrà? O non sarà mica d'obbligo SCAPPELLARSi sempre??

No le regioni rosse hanno molte iniziative, mica per combattere "il razzismo". In E/R il "razzismo" non c'è, come in tutte le regioni rosse. Non c'è nemmeno in altre parti d'Italia, checchè se ne dica. Gli italiani non sono razzisti.
Si tratta proprio di seminari culturali. Mi domando l'utilità della spesa con la penuria di fondi attuale. Il fatto è andato anche ai Tg nazionali RAI la settimana scorsa quando si parlava di tagli alle regioni e di spese di bilancio non così necessarie, ne parlava Errani & co. Forse avrebbero tagliato un po' lì, non gli sembrava più dopo tanti anni una spesa così impellente.

:shock: Io invece a differenza tua non sterminerei proprio nessuno: si parlava di amministrazione di beni, non di sterminii eh.
Non sterminerei nè i rom nè i fascisti nè i comunisti. Tu invece stermina il fascista, e tieniti il rom. E bravo.
Mi domandavo solo se i beni regionali fossero amministrati al meglio così visto che l'E/R e Bologna hanno una pressione fiscale tra le prime in Italia: mantenere i rom tout-court (o altri) l'avrei trovato più solido e realistico che non spendere quelle cifre in politiche culturali-seminari di diffusione, solo astratti e appunto culturali.
Mentre chi potrebbe insegnare la nostra cultura si viene a lamentare qui che è a spasso per colpa di lelemora.

E comunque mi sembra che, nonostante il manifesto ideale di partenza, qualcuno sopra le righe ci sia ben andato. :-D
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Re: la morte della cultura

Messaggioda Damiel » mar lug 20, 2010 1:25 pm

Grazie, dioscuro! Sei un amico.
Guarda... non è che sono passato da AN al centrosinistra. Diciamola meglio con una sorta di convergenza centrista :-D
Ad ogni modo, voglio solo essere felice.
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Re: la morte della cultura

Messaggioda dave » mar lug 20, 2010 1:28 pm

Provo a mettermi nelle inusuali vesti del moderatore sociologo da quattro soldi.

1) La destra non ha tradizionalmente un buon rapporto con la cultura, perché la vede completamente in mano della sinistra. Ciò è dovuto al fatto che, almeno fino a qualche tempo fa, gli elettori di destra venivano da ambienti imprenditoriali o, comunque, dalle categorie dei lavoratori, mentre gli elettori di sinistra da ambienti più "creativi", da cui poi vengono fuori letterati, artisti vari, filosofi, pensatori, sociologi e così via. Per il sinistrorso la carriera da avvocato, banchiere, imprenditore, notaio, ecc. è una carriera da arrivisti che pensano solo ai soldi; per il destrorso occuparsi di scienze umanistiche significa automaticamente far parte della categoria "radical chic", una categoria di gente che non lavora. A volte i pregiudizi sono fondati, ma in percentuale minima. Pregiudizio è la parola chiave.

2) Carrieristi contro radical chic: le categorie si irrigidiscono, con la scesa in campo di Berlusconi. L'uomo della Tv popolare, l'uomo che parla come mangia, l'uomo-seduttore degli anni '40, l'uomo dalla battutina volgare e scanzonata alla De SIca e Boldi, l'uomo che produce la cultura alla De Sica e Boldi. Ecco poi spiegato il perché le due categorie si irrigidiscono e i pregiudizi si moltiplicano.

3) La sinistra si è autoconvinta che la cultura è un campo esclusivamente suo. Ecco, quindi, che per esempio si impone in Filosofia lo studio approfondito di alcuni argomenti specifici: l'Illuminismo, l'esistenzialismo ateo, la scuola di Francoforte (che poi a ben vedere, porta avanti idee di sinistra poco coerenti con la sinistra massimalista di oggi), la fenomenologia pre-heideggeriana. Ignorati, invece, argomenti scomodi come il romanticismo, l'anti-tecnicismo di fine XIX secolo - inizio XX secolo in Germania, una certa lettura mitologica delle religioni (Mircea Eliade, per esempio), il ritorno alla natura nella Germania della prima metà del XX secolo (Junger, Jonas e compagnia), ecc. Anche in questo caso si tratta di meri pregiudizi.

Ricapitolando: la destra pensa che il lavoro sia quello manuale e non culturale, la sinistra pensa che la cultura sia un suo campo esclusivo, Berlusconi pensa al nazional-popolare come forma di controllo dei suoi elettori. Ecco spiegato in maniera grezza il taglio di qualsivoglia finanzialmento alla cultura.
Se si affrontasse la cultura umanistica senza pregiudizio e senza ideologia, oggi vivremmo in un Paese sicuramente più maturo e meno berlusconiano.
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