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Room 102

26-04-2009

OIL 10

"RetroFuture"

Cover OIL 10

(Funkwelten/Audioglobe)

Time: (65:55)

Rating : 8

Una pioggia di droni, e l'ascoltatore si trova subito immerso con "Airway" nelle visioni elettroniche di Oil 10. Una raccolta di 13 tracce (di cui due inedite) che ripercorrono i dieci anni di carriera di Gilles Rossire e secondo lavoro prodotto dalla tedesca Funkwelten (costola della Black Rain), che con nomi come Polarlicht 4.1 o Flint Glass esalta il suo piccolo angolo europeo nelle sonorità elettroniche di stampo IDM, o comunque frutto di quella ricerca cupa che esulando dai suoni più 'easy' cerca ascolti presso un pubblico con particolari esigenze di creatività. Scuola antica per Oil 10, che nei Kraftwerk trova padri putativi e sentieri spianati: la sua personale visuale dei suoni non fa altro che coltivare, innovare, arricchire il patrimonio elettronico generale, fornendo al collettivo amore per la creatività futuribile molti e variegati spunti d'interesse. La caratteristica principale è la 'dance' briosa presente in quasi tutte le tracce: se l'opener "Airway" (presente nel debut "Blocks" del 1999) è già un evidente monito, così tutte le tracce successive, da "Oil 5" a "Propaganda", svelano elaborate sonorità ricche d'ipnotismi, tra giochi e campionature. Ritmi veloci ma sempre elettronici, esulando quasi completamente dall'uso di rumorismi industriali: la voce raramente partecipa nei suoni, e se lo fa, allora è impersonale, asettica, distante. Le macchine dettano le regole, le evolvono, le complicano all'inverosimile su linee geometriche precise ed elaborate. In "Syntethic Skin" compare la voce, campionata e crudele, super-partes nell'entrare tra i suoni, macchina umanoide in un mondo in cui la cibernetica allontana la scienza per diventare nuova emotività. È un momento rappresentativo dell'evoluzione stilistica di Oil 10, presente nell'EP "Scars" insieme ad Empusae, dove l'IDM diventa elemento totalizzante con tutte le sue tematiche, anche nei momenti più lenti, nel modo in cui pure "Strange Days", (estratta da "Links" come la succitata "Propaganda") si presenta quale visione apocalittica di nuove realtà possibili. Gilles ha una scuola determinata alle spalle, e nel suo avanguardismo non dimentica ciò che dalla fine degli anni '70 è stato il messaggio di tanti compositori: così "Lost In Metropolis" (l'album è "Arena" del 2003) diventa un moderno manifesto di rimando all'epoca in cui Vangelis, nel comporre la soundtrack di "Blade Runner", ha gettato basi solide da cui attingere. È uno dei momenti più belli dell'intero dischetto, in cui l'IDM (che nel contemporaneo avanza inesorabile verso nuovi lidi sonori) si 'macchia' di retrospettive vintage come se un lunghissimo filo rosso epocale non potesse interrompere un'evoluzione costante, una crescita non scritta ma captabile da chi si ferma a riflettere durante l'ascolto, difficile visto il ritmo esasperato della musica, ballabile in ogni momento... Pochi frangenti lenti d'introspezione: estratta da "Arena" del 2003, "Electric Angels" è una piccola perla di sentimenti alieni ed interdimensionali. Lievi substrati drammatici creati dai synth sono la base in cui interagiscono le voci, campionate, sia maschili sia femminili, in una lenta evoluzione fino alla comparsa della voce di un bimbo (l'angelo?). In questa piccola suite, intrisa di scuro pathos emotivo, le campionature delle voci non riescono ad essere impassibili ad una certa emotività, come se una traccia di umanità, anche in un domani alieno, con nuovi connotati eterei e celesti, possa essere comunque una testimonianza dell'animale 'emotivo'. Già nelle tracce successive i synth tornano ad essere padroni del loro nuovo mondo, le geometrie reiterano imperanti e l'ambient perde ogni valenza emotiva per diventare estetica sublimata, anche quando in "Fade To Black" diventa tetra e minacciosa nel suo lento incedere verso gli abissi terreni, oppure totalmente eterea come nella conclusiva "Counter Clock". È la fine del disco ma anche di un viaggio tra incubi, mondi paralleli, lune aliene in sistemi extra-terrestri; anche qui il fantasma di Vangelis incombe nel modo in cui - come nella fine di Blade Runner - l'uomo, in totale solitudine, liberatosi dalle schiavitù e dalle dittature informatiche, rompe catene forti di complicate maglie per cercare la cosa più semplice e rara che nell'Universo esiste: la luce! Per chi ama Displacer, Empusae e tutti quegli act che in questo tipo di messaggio costruiscono la loro arte, "RetroFuture" è un disco da avere, l'ennesimo passo avanti dell'artista francese che, nell'esplorare nuovi orizzonti intrisi anche di trance, si proietta prepotentemente verso il domani.

Nicola Tenani

 

http://www.oil10.com/

http://www.funkwelten.de/