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Room 101

12-02-2015

BIOMEKKANIK

"Violently Beautiful"

Cover BIOMEKKANIK

(Danse Macabre/UCM Records)

Time: (47:10)

Rating : 9

Nato da un'idea di Christer Hermodsson (noto sia per la sua militanza negli S.P.O.C.K. nei 90s e nei Sista Mannen På Jorden subito a ridosso, sia come produttore) come solo-project nel lontano 2001, l'act svedese ha però esordito sulla lunga distanza solo nel 2009 col validissimo "State Of Perfection". Di lì in poi il progetto è divenuto un trio con l'ingresso in line-up del chitarrista Mattias Johansson (già con gli industrial-metallers Project Grudge) e del tastierista Andreas Ingefjord (singer dei Battalion), ma la curiosità riguardo a quali livelli avrebbe raggiunto il gruppo col nuovo assetto ha richiesto oltre cinque anni di attesa. Finalmente il sospirato follow-up è realtà, e come previsto fa registrare una crescita esponenziale rispetto al già notevole debut, sempre guidato allora come oggi dalla magnifica voce di Christer, ma più diretto e club-oriented rispetto alle trame della nuova fatica. "Violently Beautiful", racchiuso in un bel digipack completo di libretto, presenta infatti non soltanto un sound più ricco e curato (esaltato da una produzione superlativa), ma anche un taglio squisitamente cinematico che esalta la qualità delle liriche, oltre che la maestria negli arrangiamenti e le capacità esecutive del trio. Il micidiale mix fra elettronica melodica ma solida (memore della scuola dei 90s) e l'elettricità rock/metal di una chitarra ottimamente impiegata è stato rifinito alla perfezione, come svela subito un'opener di forza e classe come "Monumental Me". Se "True Believers" colpisce col suo groove elettronico irresistibile, "Kamikaze Playboy" non è da meno col suo trascinante impeto dance ed un refrain infettivo da vera hit-single; a dir poco stupenda la title-track, picco emozionale che gronda pathos sino al suo intensissimo finale, così come regala emozioni forti anche la dolente "Long Forgotten Future", capace di accendersi con immane trasporto. Alla perfetta simbiosi fra piglio danceable e ricami elettrici di una "White World" dagli umori forti risponde l'approccio synthpop più minimale ma di gran classe di "Melancholy Friend", altra potenziale hit completa di un refrain sublime, laddove "Leather And Steel" sfodera tensione, ansia e nervosismo. In un lavoro dove non mancano critiche feroci al mondo globalizzato risulta perfetta "Democracy", col suo groove EBM travolgente e ossessivo ed un ritornello inequivocabile, mentre il gran finale è affidato a "Dry Dusty Ground": una electro-ballad appassionata come non mai che trabocca di drammaticità, autentico gioiello che suggella degnamente un'opera fatta di ottime canzoni e condotta in porto da un cantante di livello superiore, dotato di una voce splendida e del carisma necessario per sfruttarla al meglio, nonché capace di varianti che farebbero le fortune di interi settori della musica alternativa in maniera trasversale. Se esiste qualcosa di ipoteticamente collocabile fra act eccelsi del calibro di Diorama e Mindless Faith che abbia tutti i crismi dell'eccellenza e quella grande personalità che è propria dei migliori, questo qualcosa si chiama Biomekkanik: un nome da seguire senza esitazioni, anche per quegli scettici che lamentano la mancanza di spessore nell'elettronica. Un superbo ritorno che proietta la band svedese al top della scena: da non perdere.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

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