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Room 101

31-07-2015

PARANOID ANDROID

"Humanoid"

Cover PARANOID ANDROID

(Echozone)

Time: (54:32)

Rating : 6.5

Ancora una uscita per la Echozone, che sta ormai diventando punto di riferimento anche per la scena electro, ebm e synthpop. La nuova pubblicazione riguarda i tedeschi Paranoid Android, i quali rappresentano un caso abbastanza singolare per la scena elettronica, almeno da come viene raccontato nelle note che accompagnano l'uscita del loro terzo album "Humanoid". Si narra infatti che, dopo la fuoriuscita del tastierista Mark Carter, l'altro componente Guido Vortex abbia preferito rimpiazzare l'ex compagno con un androide, o quantomeno con un software che si interfaccia direttamente con le apparecchiature elettroniche, eseguendo in maniera automatica la musica che esce dalla creatività dell'autore. Che sia vero oppure no, ciò è utile per capire l'area in cui si muove la musica dei Paranoid Android, che tuttavia è fortemente condizionata in positivo e in negativo da due fattori che di digitale hanno ben poco, ovvero la chitarra elettrica e la voce. Se la prima ha un impatto positivo, con la sua capacità di potenziare e compattare il suono della band, la voce invece rappresenta un punto debole. Pur senza pretendere vocalizzi che avrebbero poco senso in questo contesto, la parte vocale risulta veramente scarsa e finisce per banalizzare delle linee melodiche spesso interessanti, nonché delle liriche di buon livello. Musicalmente la tracklist si presenta come un mix di brani aggressivi e malinconici che si rifanno all'area Depeche Mode. Tuttavia ci sono degli spunti che deviano dal percorso principale e che rappresentano forse le cose migliori del disco. "The Fall" e "Wake Up", ad esempio, ricordano l'aggressività dei Prodigy, con una ritmica incalzante e potente. "Next" invece inizia con una linea di basso che sembra uscita da qualche b-side dei Joy Division e prosegue come un pezzo post-punk con venature elettroniche. La stessa cosa varrebbe anche per "World's End", se non fosse per una interpretazione vocale al limite del vergognoso. L'apice del disco si tocca con la title-track, un brano molto orientato verso gli anni '80, con una chitarra funky intrigante e aperture space rock che danno respiro al tutto. È inoltre l'unico pezzo in cui Guido sembra trovare il giusto equilibrio vocale, fornendo una interpretazione quantomeno dignitosa. Il resto del lavoro si dibatte fra influenze synthpop, violente scariche di chitarra, science fiction e teorie del complotto, senza particolari sussulti. Nel complesso "Humanoid" non è un brutto lavoro ma non crea certo dipendenza, rischiando di rimanere a prendere polvere sugli scaffali delle vostre discoteche dopo un paio di ascolti.

Ferruccio Filippi

 

http://www.paranoid-android.eu/

http://www.echozone.de/