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Room 104

02-09-2016

BLOODSOIL

"Endtimes"

Cover BLOODSOIL

(Rage In Eden)

Time: CD (42:52)

Rating : 7

"Quando una nazione dimentica la sua abilità in guerra, quando la sua religione diventa una beffa, quando l'intera nazione diviene un covo di arraffa-soldi, allora le tribù selvagge, i barbari, vi giungono. Chi saranno i nostri invasori? Da dove arriveranno?". Queste le domande essenziali che l'act spagnolo BloodSoil, da sempre apertamente schierato contro il sedicente 'mondo moderno' e legato a valori fondamentali come Tradizione e Spiritualità, pone a chiare lettere dall'interno dello spartano booklet di "Endtimes", terzo full-lenght che va ad interrompere un silenzio durato circa tre anni. Mai tema potrebbe risultare più attuale nell'Europa odierna, sedata e soggiogata da una propaganda mefitica volta a nascondere e 'ripulire' i piani di quelle élite mondialiste che spingono per sventrarla ad ogni livello: culturale, sociale, economico, politico, morale. Temi da sempre cari a quella scena martial/industrial di cui BloodSoil fa orgogliosamente parte, avendo offerto in passato prove significative sia in combutta con altri quotati progetti (Striider, Legionarii, TSIDMZ, Verney 1826, Waffenruhe), sia da solo (in particolar modo col validissimo album del 2013 "Domination"). Passato alla corte dell'ottima Rage In Eden, l'act iberico lascia stavolta che siano i temi sinfonici ad animare la sua ideale 'colonna sonora' per il parossistico frangente storico in cui stiamo vivendo, piuttosto che la belligeranza dell'impatto percussivo di scuola marziale. Meno samples ed orpelli e, al contempo, più spazio a pregnanti spoken words nei sei brani che animano la nuova fatica, aperta dai toni dolenti della title-track e chiusa da quelli altamente drammatici di "The Hidden Truth". Se "The March" presenta un piglio più bellicoso che pare sempre sul punto di deflagrare, "Resistance" offre invece spunti più propriamente battaglieri sfoderando arrangiamenti di pregio; l'apice del dischetto viene raggiunto col taglio epico/evocativo di "Social Dissolution", forte di un pathos che colpisce nel segno, mentre la più dura "Collapse" rispecchia in pieno quel cupo nervosismo che alberga nei cuori di chi ha compreso come non vi sia ritorno dalla strada tracciata dai disegni criminali del più bieco globalismo asservito al capitale. Un ritorno ben congegnato - come era lecito attendersi da un progetto di spessore come BloodSoil - che è il grido soffocato di chi darebbe la vita in battaglia per il riscatto della propria terra, se solo la maggioranza fosse consapevole di cosa c'è in ballo. Disponibile, oltre che nella versione standard in formato jewel-case, anche nel pregiato box in legno (realizzato in soli 30 esemplari).

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://bloodsoil.bandcamp.com/

http://rageineden.org/