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Room 108

19-04-2018

SENKETSU NO NIGHT CLUB

"Senketsu No Night Club"

Cover SENKETSU NO NIGHT CLUB

(Old Europa Cafe)

Time: CDr (49:40)

Rating : 7

Adriano Vincenti, ampiamente noto nella scena per aver fondato il progetto Macelleria Mobile Di Mezzanotte, trova nel sempre più poliedrico Giovanni Leonardi (Siegfried, Carnera, Divisione Sehnsucht e da qualche tempo attivo anche in veste solista) il giusto sodale con cui dar vita al nuovo act in esame, le cui mire artistiche puntano a far convivere la scuola noise giapponese (ispirandosi anche al cinema estremo nipponico) con quel suono jazz-noir dai tratti doom che ha come massimo punto di riferimento i blasonati Bohren & Der Club Of Gore, e che proprio la Macelleria ha abbracciato con successo nella sua parabola evolutiva. Coadiuvati dal bassista Antonino Stia e dal sassofonista inglese Ian Ferguson, nonché dalle arti visuali della regista giapponese Furachi Life (che declama anche un proprio poema in "The Blade Flavor" su basi prossime alla downtempo), i due mettono insieme un lavoro - realizzato in un essenziale digipack in soli 70 esemplari numerati a mano - dai connotati lo-fi in cui spetta loro il compito di sviluppare la componente noise attraverso l'uso delle macchine, violentando con implacabili crescendo le atmosfere torbide dell'immaginario evocato, mentre il sax detta le fumose melodie che attraversano gran parte dei brani. Se il lato jazz-noir vero e proprio giunge a reale compimento nella sola "Flowers Of Flesh And Blood", quello più rudemente noise domina invece in lungo e in largo, sia quando le trame prendono le mosse da movenze più ambientali (la sottile "Megyaku" e la più sporca "Odishon", che finisce per sfociare nella power-electro), sia quando i vortici sonori si fanno più caotici e disturbanti ("Torture And Logic Of Domination", "Sanji"). Fra incursioni ritmiche in territori prossimi al trip-hop ed alla downtempo (la già citata "The Blade Flavor", la para-sinfonica "Naked Blood" ed una "Sex And Fury" che non teme di sfoderare un aspro groove), rumori striscianti ("Gurotesuku") e ruvidità tipicamente (japa)noise ("The Noisy Requiem"), l'album mette sul piatto buone varianti, frutto dell'esperienza del nucleo fondante, le cui abilità permettono di scongiurare quel senso di monotonia che rischia di minare produzioni di questo tipo. Rinsaldando mano a mano l'amalgama, magari ripensando la produzione in un'ottica più nitida per dare il giusto risalto alla vena jazz, i SNNC potranno lasciare un segno tangibile in un crocevia sonoro per cultori particolarmente esigenti, per i quali il consiglio è quello di avvicinarsi al progetto già da questa interessante opera prima in cui non mancano validi spunti.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

https://www.facebook.com/SenketsuNightClub/

http://www.oldeuropacafe.com/