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Room 102

06-05-2019

EDEN SYNTHETIC CORPS

"Gold"

Cover EDEN SYNTHETIC CORPS

(Scanner)

Time: CD (55:36)

Rating : 7.5

È una carriera ben indirizzata e di tutto rispetto quella dei portoghesi ESC, formatisi nel 2005 e giunti ora al sesto atto di un cammino artistico percorso sin dal primo momento sotto l'egida della Scanner. Dopo inizi più marcatamente harsh-EBM e club-friendly interpretati con particolare durezza, con "Eight Thousand Square Feet" del 2010 il quartetto lusitano ha imboccato la via della maturità arricchendo la propria proposta con una maggior varietà di soluzioni, sia strumentali che vocali, ribadendo ed ampliando il concetto nelle due fatiche successive. "Gold" è la logica conseguenza del percorso di crescita dei Nostri, oggi ancor più versatili sia nelle trame sonore che nella vocalità (come sempre affidata a Glamour Diesel ed IDK), al punto di riuscire ad integrare con risultati convincenti anche cantati più "clean". Ciò che colpisce del songwriting del combo è la sua tagliente solidità, come dimostrano sin dall'inizio momenti piacevolmente tesi e strutturati quali "Aokigahara" ed "Ash", subito incalzati da un up-tempo affilato come "Borderland". I Nostri sanno lavorare di fino ed intrigare con l'incastro degli elementi anche nei frangenti più carichi di groove da pista, come in "Pledge", nella velenosa "Blackwood", nella robusta "Seven" (che a tratti ricorda i migliori Funker Vogt) ed in "Pure", ma le operazioni, condotte dal sempre convincente apporto delle linee melodiche, procedono per il meglio anche quando i toni si fanno più sofferenti, come nella title-track e nella più rabbiosa "October". Sarebbe stato relativamente più facile irrobustire la propria proposta con dosi massicce e prominenti di chitarroni distorti, ma i quattro sanno come infondere grande solidità alla propria scrittura senza sovradosaggi di sorta, inanellando altri due bei momenti con le mirabili aperture dark-electro di "Soothe" e con gli impulsi dance di "Misericórdia" (cantata in portoghese), chiudendo i giochi con le solide cadenze di "Spell". Un lavoro estremamente compatto e ricco di buone soluzioni, segno tangibile di come gli ESC non si siano seduti sugli allori e di quanto sincero impegno mettano nel loro lavoro, al fine di superare con stile e personalità limiti, paletti e standard precostituiti. Non è davvero più tempo di prendere sotto gamba un act di questo spessore.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.edensyntheticcorps.pt/

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