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Room 102

29-12-2008

IAMBIA

"Provocateur"

Cover IAMBIA

(Progress Productions/Audioglobe)

Time: (50:41)

Rating : 6

Abbiamo imparato a conoscere la svedese Progress Productions come una label concentrata esclusivamente sulle realtà locali, ma in verità l'etichetta gestita da Torny Gottberg un nome estero nel proprio roster ce l'ha: si tratta dei greci Iambia, unico gruppo non svedese ad aver ottenuto un contratto con la casa discografica scandinava. Formatosi nel 2000 e giunto ora al terzo album, a poco meno di tre anni di distanza dal precedente "Anasynthesis", il progetto guidato dal solo Herr Khaos (ma dal vivo si aggiunge la tastierista Loup3r, che comunque collabora anche al processo produttivo, seppur in misura estremamente ridotta) prosegue il proprio cammino crescendo a piccoli(ssimi) passi: rispetto alla prova precedente, infatti, i progressi sono appena percettibili e consistono sostanzialmente in una produzione migliorata, con suoni più nitidi ed in taluni casi apprezzabili. Per il resto, la formula non è cambiata: il sound di Iambia continua a muoversi su coordinate harsh-electro dal piglio prettamente danceable, fra ritmi eccessivamente dritti (e spesso non sufficientemente incisivi) e melodie groovy di media efficacia a far da sfondo alle ostili vocals di Herr Khaos (stavolta calibrate meglio che in passato). L'iniziale "Annihilus Ways" ci dice praticamente tutto sul disco in esame: danceable, 'dura' ed affannosamente vorticosa, come la maggior parte dei restanti episodi... Solo "Digital Blasphemy" si mostra più ragionata nelle scelte ritmiche, mentre il resto dei brani punta esclusivamente sull'impatto frontale, ed anche se per una volta tanto non siamo di fronte al solito clone tout-court di Hocico o di Suicide Commando, resta il problema di un songwriting troppo unidirezionale e ripetitivo, imprigionato com'è in schemi inflazionati e poveri di sbocchi creativi. Fortunatamente l'opera non si protrae oltre i 50 minuti, tempistica che permette se non altro di non rimanere fiaccati da una serie troppo lunga di momenti eccessivamente simili fra loro, e si può così apprezzare per lo meno la sana cattiveria di tracce quali la title-track, "Virus In Your Head" o "Renegade Cult Manifesto". La sufficienza è quindi davvero risicata: da una terza prova in studio era lecito attendersi una crescita più netta, ed in tal senso non saremo altrettanto indulgenti con un eventuale quarto album della medesima fattura. Meglio non lanciarsi nell'acquisto prima di un attento ascolto preventivo.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.myspace.com/iambiaorg

http://www.progress-productions.com/