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Room 104

30-07-2012

AUSWALHT

"Paroxysm"

Cover AUSWALHT

(Rage In Eden)

Time: (42:46)

Rating : 5

Il francese Stéphane Ayas (in arte Sven Mann) torna a dar voce al suo progetto Auswalht ad un anno dal debut "History Of Suffering", uscito per la cinese Midnight Productions. Per l'occasione si rifà avanti la label polacca Rage In Eden, che già si prese cura delle produzioni di Liyr, act principale di Stéphane (assieme ai probabilmente defunti Skoyz) sempre incentrato su tonalità belliche e dark-ambientali. "Paroxysm" è un concentrato di tonalità guerresche che prendono vita nel modo più prevedibile, ovvero incrociando le percussioni, grandi protagoniste dell'opera, con i temi di synth e i campionamenti. Le dieci tracce dell'album girano in tondo sulla medesima struttura, cercando di creare le atmosfere tipiche del genere. "Necropolis", pezzo d'avvio, spiega già come sarà il resto del CD, imbastendo una trama torbida e filmica al tempo stesso, con percussioni che sembrano bombardamenti, base satura a riempire i vuoti e samples vocali ad insaporire il tutto. Lievemente più originale la seguente "Mors Sororis", dove le ritmiche e i tappeti di sottofondo vengono variati un minimo dall'affiorare di un coro gregoriano filtrato, quasi a voler rendere l'idea della morte tra i campi di battaglia. Con "The Last Conflict" si torna alla solita esplosività ritmica, sorretta da comunicati radio d'epoca e base orchestrale; "Lake Of Blood" si accosta ancor di più al modello colonna sonora, ovviamente per documentari di guerra dal retrogusto mortuario, con voci filtrate di base e intermezzi simil-sinfonici. "Hyperborean" fornisce un'atmosfera attendista, nonostante l'architettura sonora sia analoga a quella delle precedenti tracce: il sound traduce l'attesa di qualcosa di pericoloso, comunque ancora distante dai classici ritmi bombardieri ascoltati negli altri pezzi. "Apotheose" presenta dei pattern non più spezzati ma costruiti su cassa dritta e raddoppiamenti, mimando così l'avanzata di un plotone con esiti simili a quelli di certi brani del primo Von Thronstahl o di Wappenbund. Con "La Fureur Et Le Bruit" si torna alle marce classiche con percussioni roboanti e basi da bombardamento aereo, a cui si aggiungono voci campionate ed un mood globalmente filmico. La title-track parte con una doppia linea sonora alquanto cupa, a cui si va a sommare la solita ritmica possente; rispetto ad altri passaggi aumenta la dose di ripetitività, ma anche quella di noia. "Pantheon" è forse il pezzo più polveroso e tetro, in questo senso vicino ad alcune tracce del primo Der Blutharsch: nella sua circolarità svettano inserimenti squassanti che ne fanno uno dei pezzi migliori insieme alla conclusiva "Army Tenebrae", la quale sfoggia una ritmica di grande impatto, secca e non spezzata come in altri frangenti, garantendo una sorprendente aggressività. "Paroxysm" è un classico disco di martial industrial, giunto (come ad esempio il recente "La Chute" del connazionale March Of Heroes) troppo tardi rispetto al momento clou della scena. Se confrontato con i lavori dei senatori di prima e seconda generazione, si scopre come manchi il supporto dei samples d'epoca (cari a Death In June, Der Blutharsch e tanti altri) così come la resa lo-fi, a cui vengono preferiti suoni nitidi; mancano anche quel pathos e quelle melodie sporche che hanno reso grandi nomi come Triarii e Wappenbund (giusto per citarne due). La carica funerea del connazionale Dernière Volonté è scarsamente contemplata, tanto che alla fine ci si trova davanti ad un disco basato su architetture meccaniche e semplici, dai toni poco ispirati, adatto al massimo per commentare un documentario a tema. Due o tre brani riescono a farsi apprezzare meglio di altri, ma questo non basta a rinvigorire una scena che è diventata ormai lo spettro di sé stessa. Anche i più accaniti sostenitori, stavolta, potrebbero storcere il naso.

Michele Viali

 

http://www.myspace.com/552608386

http://rageineden.org/