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Room 104

14-11-2018

DISTEL

"Wapens"

Cover DISTEL

(Ant-Zen)

Time: CD (44:05)

Rating : 8

Approdato alla corte della rinomata Ant-Zen nel 2015 in occasione del secondo full-length "Zand", e con all'attivo anche un mini-album ed una manciata di singoli, il duo olandese torna con l'atteso terzo lavoro sulla lunga distanza. Æter (synth/voce) e Scramasax (percussioni), sodali anche nel quartetto avant-garde/black ritual Hadewych, hanno costruito il suono di Distel abbeverandosi alla fonte del movimento Ultra (frangia post-punk olandese dei primi anni '80 dedita a sperimentare con approcci differenti rispetto ad altre filiazioni) in un'ottica che essi stessi definiscono "angst pop", dove "angst" è traducibile preferibilmente col termine "ansia" piuttosto che col più sfruttato "paura". Questo cosiddetto 'pop ansiogeno' ha trovato sempre più un senso compiuto col passare delle uscite, con la matrice industriale che ha progressivamente fatto spazio ad una scrittura sempre più vicina alla forma-canzone, come ampiamente dimostrato col succitato "Zand". Con "Wapens" - presentato in un essenziale digipack - i due giocano una mano decisiva, stemperando la componente industrial in favore di canzoni costruite sagacemente attorno a synth dronici e vintage dal retrogusto acido, terreno ideale per parti vocali ora più efficaci fra cui affiorano anche dei refrain di buon effetto. Siamo di fronte ad una variazione algida, noir ed ansiogena degli stilemi synthpop che si guarda bene dall'ammiccare, come subito evidenziano tanto le cadenze lente di "Alpha" quanto la mestizia scandita dalla cassa pulsante di "Majestik", laddove "Ultra" incastona un buon refrain in un contesto più teso e industriale. Il senso d'ansia - sempre presente - si fa opprimente nella cruda e concitata title-track, rimanendo sospeso e sul punto di deflagrare in una "Anima" che vede anche la presenza della voce di Alison "Zanias" Lewis (Linea Aspera, Keluar), mentre la cupa tensione si fa glaciale in una "Creole" scandita da una cassa incessante. Sono i synth a dettare cadenze para-ritmiche in "Adem", e se gli umori scuri si tingono di un'industrial quasi monastica in "Nachtland" (uno dei momenti in cui i cantati cedono il passo alle spoken words), "Maskers" colpisce invece per un beatwork più estroso, massiccio e breakkato, prima che "Advent" chiuda i giochi con le sue glaciali movenze droniche. Un lavoro che, rimodellando ed ampliando i migliori spunti delle precedenti fatiche, proietta il duo in un'orbita decisamente più ampia e trasversale, all'insegna di una compattezza invidiabile e di una completezza propria di chi ha compreso come incanalare al meglio e con la dovuta coerenza le proprie intuizioni: in breve, il disco della maturità.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

https://distel.bandcamp.com/

http://www.ant-zen.com/