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Room 105

30-05-2013

ARDUINNA

"Winter Ruins"

Cover ARDUINNA

(Seventh Crow Records)

Time: (56:43)

Rating : 8.5

Torna finalmente alle uscite fisiche la piccola ma interessante etichetta francese Seventh Crow Records, ed oltre a pubblicare le nuove release di nomi già noti in certe nicchie d'ascolto come Opium Dream Estate e Rosa Voragine Submersa, mette a segno un gran bel colpo dando asilo ai belgi Arduinna, duo delle Ardenne dedito a sonorità neoclassiche, eteree, folk, ambientali, oscure e dal respiro antico. Citando apertamente quali influenze dirette, oltre ai Dead Can Dance, anche nomi come Wardruna, Artesia, Rome, Arcana e Sephiroth, Christophe De Nockere e Tim Dobbelaere riescono a forgiare un suono che pesca in egual misura tanto dal neoclassicismo quanto dal dark-folk neopagano o dall'ambient, in un connubio perfettamente bilanciato e dai tratti sempre oscuri, con una presenza vocale rarefatta e dosata col contagocce, solo dove l'atmosfera lo richiede. Dodici brani registrati fra il 2008 e il 2012, in un lasso di tempo sufficientemente ampio da consentire sbalzi di caratura, eppure in un'opera così magnificamente coesa sarebbe impossibile collocare cronologicamente brani così ben costruiti, il cui taglio da soundtrack rinsalda una visione d'insieme chiara e centrata. Complice una produzione perfetta per esaltare le qualità di strumentisti ed arrangiatori dei Nostri ed ottimale nel catturare un feeling oscuro di grande fascino, i brani di "Winter Ruins" scorrono meravigliosamente uno dopo l'altro con ricchezza di soluzioni ed efficacia delle componenti, convincendo fino in fondo nel loro recupero di eredità secolari e nell'evocazione di scenari perduti nel tempo. Un esordio assoluto di altissimo livello, dove la tensione emotiva ed il pathos non scemano mai, con picchi di immane bellezza come l'ariosa e intensa "Melancholia" (che fa della semplicità in chiave folk un'arma potentissima), l'oscura e minacciosa "Dream" (che apre all'ennesimo tema sinfonico sontuoso), la dolente "The Last Winter" (con protagonista il toccante piano), o ancora la cupa e ambientale "Aigéan", pronta ad esplodere in una possente melodia antica. Fra samples di temporali e lupi che, ben contestualizzati in un lavoro dal profondo legame con la Madre Terra, trovano una concreta utilità, il duo si muove abilmente all'interno di un songwriting altamente evocativo e di ampio respiro, passando dalla fisicità delle percussioni dell'intensa "Corvus Rex" ai tenui soffi melodici di "Herfstdroom", sino a cose più spettrali e tetre ("La Jeune Fille Et La Mort") o decisamente più passionali (la conclusiva title-track). Pur senza reinventare nulla, i Nostri riescono nell'intento di creare musica di grande spessore con qualità importanti quali carisma, forza espressiva, professionalità e la giusta dose di personalità, ad ulteriore testimonianza di come i più fulgidi gioielli di quella che possiamo realmente definire 'musica oscura' si annidino molto più spesso negli anfratti dell'underground (vedi il Fredrik Klingwall solista, per rimanere in ambiti attinenti), anziché sotto i luccicanti riflettori dei magazine tedeschi. Un gran debutto, edito in un sobrio ed elegante digipack: se queste sonorità sono il vostro pane, non esitate oltre per scoprire una nuova realtà che merita la massima attenzione, e che ha il potenziale per deliziarci in futuro con prove ancor più avvincenti.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

https://www.facebook.com/pages/Arduinna/173727462645888?fref=ts

http://seventhcrowrecords.bandcamp.com/