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Room 106

22-10-2010

REACTIVE BLACK

"A New Dawn..."

Cover REACTIVE BLACK

(Echozone/Masterpiece)

Time: (45:22)

Rating : 7.5

Ciò che da sempre ha caratterizzato ogni genere musicale e il conseguente business è sempre stato l'avvento dei 'trend', veri e propri movimenti che hanno consacrato molte band talentuose e allo stesso tempo portato alla ribalta i loro innumerevoli cloni. È sempre stato così, e probabilmente lo sarà sempre: seguire un gruppo che ha avuto un enorme successo se da un lato è un ingenuo e spontaneo tributo al gruppo stesso, dall'altro è anche una mera operazione mediatica che si spera porti a una discreta e immediata popolarità. Al giorno d'oggi, 'seguire il carrozzone' prima di altri può essere una buona occasione per farsi scoprire dalle case discografiche e garantirsi l'accesso ad una più agevole rampa di lancio. Inutile fare esempi, ma vale comunque la pena tirare in ballo l'attuale scena tedesca, sempre in fermento e piena di qualità, ma in ambito metal sempre succube di Rammstein e pochi altri nel dettare mode e tendenze, sonorità e attitudine. Ma proprio dalle terre teutoniche giungono a sprazzi alcune perle luminose. I Reactive Black, dell'attivissima scuderia Echozone, rappresentano un caso esemplare: fare del gothic metal è quasi sempre stato un continuo riferimento ad Anathema, Tiamat, Moonspell, My Dying Bride, The Gathering o Paradise Lost, per citare alcune delle più famose band degli anni '90 che, prendendo spunto dal doom e da diverse forme del rock in generale, hanno permesso l'evoluzione primaria del genere. Per distinguersi c'è chi ha introdotto elementi classici e sinfonici, chi ha usato strumenti non convenzionali come violini e sax, chi ha virato verso l'elettronica. Tuttavia l'elemento che principalmente distingue una band dalla massa, all'orecchio comune, rimane sempre l'uso che fa della voce. E il primo elemento che attira l'attenzione dei Reactive Black è proprio l'inusuale timbro della cantante Sassy Skeleton: un timbro pulito e sensuale, un po' nasale ma arricchito di flanger, riverberi ed echi, fino a creare una sensazione di una sorta di megafono proveniente dallo spazio. Dimenticatevi i virtuosismi di Amy Lee o i classicismi di Tarja Turunen, per capirci. La prima impressione, fin dalla portentosa opener "It's Time Again", è quella di avere a che fare con Neil Tennant, suadente e personalissima voce dei Pet Shop Boys (mi perdoni la bellissima Sassy, ma dopo aver ascoltato il disco, mi sono stupito di vedere la foto di una donna associata alla voce...). Questo è il vero valore aggiunto del duo di Amburgo. Di per sé la musica, partorita dal polistrumentista Rotten, è già al di fuori dei soliti schemi del gothic: pur restando semplice e istintiva, si faticano a trovare delle chiare somiglianze. Forse si possono percepire i riferimenti di To Die For e Secret Discovery, per l'impatto e l'energia sfornato dalle pesanti chitarre e per l'oscura atmosfera che le tastiere compongono in sottofondo. Ma è la voce che dona nuove alchimie e trame intriganti, oltre a trovare melodie orecchiabili, fresche e vitali, ma allo stesso tempo pregne di uno sconosciuto malessere. Si nota oltremodo un discreto progresso nel songwriting rispetto al precedente "Upcoming Evil", datato 2008, più acerbo e prevedibile nelle composizioni e nei suoni. Oltre alla sopraccitata "It's Time Again", meritano attenzione quasi tutte le tracce della prima parte del disco: "Only In My Dream", misteriosa ed apatica nell'incedere cadenzato e infarcito di elementi elettronici; "Darkened", lugubre e fascinosa, scandita da rintocchi di campane e da linee vocali malefiche; "Thoughts", forse il brano migliore, che trasuda mistero e inquietudine grazie a liriche che riportano alla mente le eteree e mugolanti visioni dei Decoryah e le anfetaminiche e spaziali esternazioni dei Babylon Zoo. "Taste Of Paradise", il cui testo è ispirato alle opere di Baudelaire, è l'ultimo intrigante capitolo del tipico sound dei Reactive Black. Gli ultimi quattro brani sembrano invece delle possibili sperimentazioni, e a mio modesto parere potevano essere magari collocati in un EP a parte: "Feel The Fire" è una sorta di techno-punk molto immediato e orecchiabile (la cui sequenza di accordi, tra l'altro, ricorda in modo impressionante "Supereroi" dei Meganoidi, anche se siamo sicuri della buona fede del duo tedesco, che con ogni probabilità non conoscerà questa meteora dell'alternative italiano); "Fading Away" è un intermezzo interamente elettronico, dove Sassy si limita a parlare; "We Don't Die" e "Doom" sono troppo rallentate rispetto al resto dell'album, e di conseguenza si conformano maggiormente ai cliché gothic dai quali i due si erano invece innalzati con il resto dell'album. La scelta di usare "Doom" come singolo è oltremodo inspiegabile: è probabilmente il brano più banale e scontato dell'album, peccato... Ciononostante "A New Dawn..." è un lavoro interessante che merita attenzione. Se gli Hawkwind nei lontani 70s hanno inventato lo 'space rock', i Reactive Black potrebbero essere i paladini dello 'space gothic metal'. Anche la produzione è impeccabile, ogni suono risulta ben definito ed equilibrato e valorizza al meglio l'impatto e l'atmosfera. L'album si avvale oltretutto di una grafica di livello e contiene la traccia video di "Doom", più tre estratti dal primo album "Upcoming Evil". Più di così...

Silvio Oreste

 

http://www.reactive-black.net/

http://www.bob-media.com/cms_echo/