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25-06-2011

AT THE FUNERAL OF MY VIOLET RABBIT

L'Arte dell'annoiarsi

AT THE FUNERAL OF MY VIOLET RABBIT

di Roberto Alessandro Filippozzi

Essendo sempre stato io ad occuparmi di At The Funeral Of My Violet Rabbit su queste pagine, posso direi di avere una 'storia personale' col solo-project del talentuoso artista triestino Christian. Una storia iniziata quattro anni fa, quando mi giunse un pacchetto di un certo stile che, al suo interno, recava due lavori la cui cura nella confezione e le tinte utilizzate mi colpirono all'istante, da bravo sostenitore delle oscure istanze. Uno era l'appena pubblicato "Al Funerale Del Mio Coniglio Viola", primo lavoro dell'act del Nord-Est che ebbi il piacere di recensire, e l'altro era il debut del 2005 "La Rivolta Dei Tulipani", gentilmente inviatomi per conoscenza (certi Signori lo fanno, in questa scena). Due dischetti realizzati in proprio con passione e notevolissime capacità compositive mi fecero scoprire un progetto meritevole della massima attenzione, tanto che, col seguente "Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali" (recensito ad inizio 2009), fu indispensabile per me approfondire il tutto in sede di intervista, permettendo anche ai lettori di addentrarsi a dovere nel prezioso mondo artistico di At The Funeral Of My Violet Rabbit. Se ho ben arguito almeno un paio li ho traviati, e me ne compiaccio, ma a distanza di sei anni e con alle spalle ormai quattro lavori di indiscutibile qualità, l'act triestino rimane relegato a fenomeno di ultranicchia quale non merita di essere, visto che la nostra pur risicatissima 'scena' ha se non altro mostrato di poter contare su di una buona fetta di ascoltatori (per lo più nascosti nell'ombra) che apprezzano anzitutto la qualità e la ricercatezza della proposta. Sappiamo che i dischi di At The Funeral Of My Violet Rabbit non li troverete dal vostro negoziante di fiducia, ma nell'era dei telefonini che fanno anche le frittelle e il massaggio ai piedi (sto citando il grandissimo George Carlin, lo dico per non fare la fine di Luttazzi), dove la 'vita' (?) si 'vive' (??) su insulsi 'social-network' (???), cosa vi costa dedicare qualche minuto del vostro preziosissimo e ben irreggimentato tempo ai brani ascoltabili sulla pagina Myspace di Christian, magari mentre aggiornate il vostro indispensabile e già fornitissimo 'profilo Facebook'? Certo non è l'ignobile qualità dei files su myspace quella indicata per apprezzare come si conviene un progetto dalle sfumature così raffinate, ma ce ne dovrebbe essere abbastanza almeno per stuzzicare la vostra curiosità. A quel punto, fra una botta a Twitter ed una partita a Farmville, non sarà difficile compiere una commercialmente più che onesta transazione online tramite carta prepagata per accaparrarsi almeno uno dei lavori di At The Funeral Of My Violet Rabbit, magari proprio il recente "La Bellezza Del Perder Tempo", e scoprire definitivamente un act che non ha minimamente raccolto quello che meritava. Di ciò Christian è ben conscio, come la sua grande schiettezza da uomo genuino non tradisce, ma è giustamente anche conscio di aver realizzato qualcosa di buono, e noi, che il suo lavoro l'abbiamo apprezzato da sempre, siamo qui ancora una volta a consigliarvi quanto più caldamente possibile di non indugiare anche stavolta, perché non è mai troppo tardi per accorgersi di un fulgido talento del nostro prezioso sottobosco nazionale. E se siete lì a chiedervi se questa non sia soltanto una mera e gratuita sviolinata ad un qualche amico personale (difficile, visti gli almeno 500 Km di distanza...), o magari se l'intera faccenda sia in realtà solo un delirio del sottoscritto dipeso dall'abuso di sostanze psicotrope, esitando ancora una volta per compiere azioni di nessuna fatica, sono solo cazzi vostri: siete liberi di tirare lo sciacquone su di un buon consiglio. Col benestare del coniglio viola, al quale ormai non frega più nulla...

AT THE FUNERAL OF MY VIOLET RABBIT

"La vita moderna mi fa perdere ogni motivazione. Quando il mio posto di lavoro è appeso ad un filo, quando accendo la televisione o leggo un giornale, quando vedo la natura distrutta, quando vorrei dare tanto alle persone che amo e invece mi ritrovo intrappolato in me stesso. Non voglio autocommiserarmi, solo dire le cose come stanno..."
(Christian)

 

AT THE FUNERAL OF MY VIOLET RABBIT

"Condivido questo pensiero del Principe De Curtis: "Io non lascio niente, noi vendiamo delle chiacchiere. A cosa serve tutto questo? Un falegname è più di me, lascia una sedia che può vivere nei secoli, io lascio delle parole che dopo una generazione non se le ricorda più nessuno". Ho fatto qualche buon album, lo riconosco, ma per chi altro se non per me stesso?"
(Christian)

 

AT THE FUNERAL OF MY VIOLET RABBIT

"Il significato delle mie opere non è stato compreso. Io credo nel mio progetto, credo abbia del potenziale. Ma lo credo solo io. Ho venduto pochissime copie e regalate molte di più, ma senza ottenere un apprezzamento sincero, a parte in qualche rara occasione. Stimolante, vero?"
(Christian)

 

 

http://www.myspace.com/atthefuneralofmyvioletrabbit