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Room 108

05-10-2025

NERO KANE

"For the Love, the Death and the Poetry"

Cover NERO KANE

(Subsound Records)

Time: CD (47:36)

Rating : 9

Con "For the Love, the Death and the Poetry", Nero Kane raggiunge il punto più alto e insieme più fragile del suo percorso. Il nuovo album, pubblicato da Subsound Records, è un'opera che non si limita a proseguire quanto seminato nei dischi precedenti, ma lo trasfigura in un rito che parla di amore, di morte e di quella poesia che resta sospesa come un lume fioco nell'oscurità. Non un disco da ascoltare: un disco da attraversare, come si varca la soglia di una chiesa abbandonata o di un deserto in cui il silenzio pesa più del vento. La voce di Kane è profetica e spezzata, un sermone recitato con la consapevolezza che ogni parola è già condanna. La sua chitarra ridotta all'osso, scarna come una croce di legno secco, accompagna il cammino con ostinazione ipnotica. Intorno si muove la presenza indispensabile di Samantha Stella, voce di ghiaccio e di cenere, che evoca Nico in spoken word taglienti, ma che sa anche farsi coro e organo, aprendo squarci solenni e visionari. È in questo dialogo, tra carne e spettro, che l'album trova la sua sostanza: un equilibrio sempre instabile tra intimità e catarsi, tra preghiera e maledizione.
La traccia iniziale "As an Angel's Voice" è un varco. La voce di Kane affiora come un presagio, sospesa su tessiture rarefatte che odorano di incenso e sabbia; il brano funziona come dichiarazione d'intenti, misticismo psicomagico messo a fuoco con mano leggera. "My Pain Will Come Back to You" è la ferita che pulsa: un blues scarnificato, terminale, dove ogni colpo di corda pesa come una confessione. Con "Until the Light of Heaven Comes" il tempo si dilata in droni apocalittici: più che narrare, il brano avvolge, cancella i bordi, converte il silenzio in materia. "Mountain of Sin" riporta la fiamma a un arpeggio penitenziale, un rosario sonoro detto sottovoce; "There Is No End" si piega in ballata crepuscolare, veglia per anime senza riparo. Nel cuore del disco, "Receive My Tears" eleva l'ossatura folk a salmo funebre: organo e archi si aprono come navate, senza grandiloquenza, affidando all'aria la gravità del pianto. "The World Heedless of Our Pain" lascia filtrare un romanticismo tragico, non consolatorio ma testardo nel suo credere alla bellezza come forma di resistenza. "Unto Thee Oh Lord" assume i contorni di rito sciamanico, più trance che canzone, come se la fede fosse una febbre che ritorna. E quando arriva "Land of Nothing", l'epitaffio non chiude: sospende. Qui bene e male si sfarinano nello stesso orizzonte, e la poesia resta come un lucore residuo, l'unica cosa che non muore. I richiami sono chiari - il folk apocalittico che guarda agli Swans, la spiritualità noir di Nick Cave, la perdizione di Johnny Cash, l'algida ferocia poetica di Nico evocata dall'estetica di Stella - ma l'idioma è ormai solo di Kane: catartico, desertico, pastorale, rituale e psichedelico. È musica che pretende silenzio e abbandono, che vive di dettagli minimi e di vuoti, che trova senso nel suo stesso atto di resistenza al rumore del mondo.
"For the Love, the Death and the Poetry" è una reliquia sonora che non cerca consenso ma devozione. È un album che ferisce, che pretende ascolto e abbandono, che chiede di essere accolto come un rito e non come intrattenimento. In queste canzoni c'è un altare eretto all'amore che consuma, alla morte che avvolge, alla poesia che resiste come unica forma di eternità. Un'opera crepuscolare e necessaria, che appartiene a un tempo sospeso, quello delle visioni e dei riti, e che conferma Nero Kane come uno dei cantori più autentici e radicali del nostro presente oscuro.

CAESAR

 

https://nerokane.bandcamp.com/music

https://www.subsoundrecords.it/