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Room 106

06-12-2013

SYMBIOTIC SYSTEMS

"Unheard-of Tales"

Cover SYMBIOTIC SYSTEMS

(Danse Macabre)

Time: (42:32)

Rating : 6

È la tedesca Danse Macabre a tenere a battesimo l'esordio sulla lunga distanza di questo giovane quintetto di Hannover, nato nel 2007 e già affacciatosi sulle scene con l'EP "The Awakening" nel 2010. Le coordinate stilistiche entro le quali il combo si muove - senza mai uscire dal seminato - sono quelle del goth-rock e del gothic metal, con una durezza non eccessiva che fa attenzione a non offrire il fianco ad abusi metallici, ma con strutture senza dubbio più affini alla corrente del metallo gotico che non al suo 'gemello' rock-oriented. Ciò che penalizza questi giovani ragazzi tedeschi, oltre ad una produzione insipida, è senza dubbio una fase compositiva troppo ancorata a stilemi arcinoti e abusati, unita ad una preparazione strumentale adeguata ma insufficiente per elevarsi sopra gli standard. In estrema sintesi: pochissimo coraggio nella scrittura e nessun asso nella manica per far decollare un sound che non sorprende. Non che questo esordio sia da buttare, anzi, ma già dalla sontuosa opener "Scarlet Prey" e dall'up-tempo da concerto "Hero" si nota come i Nostri siano ancor troppo poco coesi e, viceversa, eccessivamente legati ad un sound che dagli anni '90 è ormai cosa nota a chiunque abbia ascoltato un po' di gothic metal. Quando un minimo di eclettismo vorrebbe emergere, come in "Desire", questo viene male impiegato, mentre il piglio simil-tradizionale di "The Stroke Of Midnight" risulta ampiamente stucchevole. Tuttavia c'è del buono che emerge dall'impegno profuso dalla band, che con la sinfonica "Story Untold", "Demons And Butterflies" e la più fragorosa "I'll Save You" offre qualcosa di più bilanciato e meglio arrangiato; anche le velleità più eclettiche non sono sempre un male, come denota la sentita "Tales Of Haarmann", e alla fine si lascia apprezzare anche il pathos profuso dalla conclusiva "Grey Hunter", dove il piano supporta la prova vocale di una Diana Pretz non sempre impeccabile nell'arco dell'opera, ma in possesso di ciò che serve per poter crescere, mentre i dubbi sull'effettiva utilità di una controparte maschile (le voci del chitarrista Jan e del tastierista Hans-Christian) sono forti, visti i risultati a dir poco discutibili. Per ora i numeri per strabiliare non ci sono, né vi è una personalità forte in grado di tramutare in oro malizie già ampiamente sfruttate, ma lavorandoci sopra la band potrà senza dubbio maturare, e magari liberarsi via via dei propri limiti: al momento la sufficienza vuole rappresentare più un incoraggiamento e un premio all'impegno, che almeno in parte tampona sbavature ed incertezze.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

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