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Room 101

01-12-2009

ROTERSAND

"Random Is Resistance"

Cover ROTERSAND

(Trisol/Audioglobe)

Time: (56:18)

Rating : 8.5

A poco più di due anni dal terzo album "1023" ed a breve distanza dall'ottimo EP apripista "War On Error", i tedeschi Rotersand tornano con un attesissimo quarto album destinato a confermarli una volta in più nel gotha del future-pop mondiale (fermo restando che Rasc, Gun e Krischan hanno decisamente di più da offrire rispetto alle 'linee guida' del settore, in ogni senso), posizionandosi ormai definitivamente al fianco di nomi-cardine quali Covenant e VNV Nation e ritrovandosi a colmare il vuoto - nonostante le differenze d'approccio - lasciato da quegli Icon Of Coil dei quali difficilmente sentiremo mai nuovo materiale da studio. Se da una parte è assodato che il capolavoro dei Nostri rimane quel "Welcome To Goodbye" che nel 2005 sconvolse il mercato, è altresì vero che questa nuova fatica si pone artisticamente al di sopra del precedente (e pur validissimo) "1023", e questo in virtù di una maggior completezza e concretezza, oltre che di un rinnovato vigore e dell'indubbia solidità d'insieme. Apertura classica in stile pinkfloydiano (in linea coi precedenti capitoli) con l'intro per chitarra acustica "Yes, We Care", cui segue l'assalto dance dell'incisiva e groovy "Bastards Screaming" e quello più raffinato di "Waiting To Be Born", dotata di un'infettiva melodia eurodance che ritroveremo anche nella più muscolare ed EBM-oriented "Speak To Me", marchiata da un eccellente refrain. "We Will Kill Them All", ascoltata in veste semiacustica nell'EP di cui sopra, nella versione album si rivela un gioiello dalle tinte oscure, esemplare electro-ballad come solo i migliori sanno sfoderare, ma non è da meno "First Time", forte di una costruzione strumentale superlativa e capace di esplodere con una melodia ed un impeto dance prorompenti. "Beneath The Stars", col suo beat club-friendly, è verosimilmente la traccia più commercia(bi)le mai scritta dal trio tedesco, complice la voce di Rascal, oggi più versatile e 'levigata' che mai, laddove invece "If You Don't Stop It..." aggredisce col suo groove devastante ed ancora una melodia dance assolutamente vincente. La ben nota "War On Error" si è già fatta amare per quel suo piglio duro, severo e squisitamente marziale, mentre "A Number And A Name", con quel suo irresistibile groove 'saltellante', è la "Personal Jesus" dei Rotersand, sempre secondo quella personalissima teoria del sottoscritto secondo cui, prima o poi, quasi tutti i gruppi del settore si lasciano tentare dallo scrivere un pezzo tendenzialmente in linea con l'immarcescibile hit di depechemodiana memoria. Bene il groove 'pounding' di "Gothic Paradise", il cui refrain si stacca nettamente dalle strofe nel suo essere arioso e vicino addirittura ai Pet Shop Boys, ma l'ultima vera perla del disco è la conclusiva "A Million Worlds To Lose", malinconica e toccante, capace di esprimere tutta l'infinita classe dei tre artisti in questione, che non sbagliano letteralmente un colpo. Menzione obbligatoria per la splendida confezione digipack ad otto ante, per l'ottimo concept dipanato attraverso i testi (verrebbe da dire, fatte le dovute proporzioni, che è il loro personale "The Wall", visto l'amore di Rascal per i Pink Floyd...) e per una produzione di livello decisamente superiore. Sebbene "Welcome To Goodbye" rimanga l'assoluta vetta artistica del trio, come detto poc'anzi, il nuovo album dei Rotersand è uno di quelli assolutamente da non perdere per l'anno in corso, ed è grazie ad artisti come questi, capaci di convogliare classe cristallina e forza d'animo in un songwriting completo e vitale, se il future-pop può dirsi ancora lontano dall'estinguersi: grandi.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.rotersand.net/

http://www.trisol.de/