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Room 101

28-04-2010

ENDLESS SHAME

"Unspoken Words"

Cover ENDLESS SHAME

(A Different Drum/Audioglobe)

Time: (50:39)

Rating : 8

Esistono diramazioni dei vari filoni musicali (soprattutto nel settore metal) dove il semplice esercizio di stile può finire per pagare, e nell'ambito della musica oscura gli esempi non mancano, specie se pensiamo a generi quali neofolk, dark ambient e, nel caso specifico del versante electro, la cosiddetta harsh-EBM. Un simile discorso è inapplicabile al synthpop, dove è invece fondamentale avere anzitutto buone canzoni: senza quelle, il semplice esercizio di stile produrrebbe solo piattezza inappetibile, perché parliamo di lavori rivolti ad un pubblico ben abituato che raramente si dimostra 'di bocca buona' come quello dei generi sopraccitati. E forse è proprio questo il motivo per cui gli svedesi Endless Shame, trio formatosi a metà degli anni '90 dai cui due terzi (Anders Olsson e Mika Rossi) sono poi nati tre anni fa i quotati Autodafeh, non hanno fatto il botto col debut del 2007 "Price Of Devotion": un disco sicuramente gradevole, ma ancora un po' acerbo nel songwriting. Situazione profondamente mutata col passaggio dalla KTOWN alla più quotata A Different Drum (label fondamentale per il panorama synthpop) e col nuovo album "Unspoken Words", uscito sul finire dello scorso anno a seguito del bel singolo apripista "Pure": la band capitanata dal frontman, songwriter, programmatore e chitarrista Mattias Levin ha infatti operato il fatidico salto di qualità, proponendo un songwriting estremamente più completo, ricco, personale e maturo, esaltato da una produzione ottimale e nettamente più brillante e corposa rispetto al succitato esordio. Tutto funziona in questo follow-up: le 12 canzoni che lo compongono sono tutte di ottimo livello, forti di suoni di gran classe e di arrangiamenti curatissimi e pregiati, e Mattias si prodiga non soltanto in un'integrazione meglio bilanciata del prezioso apporto della chitarra, ma anche e soprattutto in una performance vocale di grande spessore, carisma e sentimento. Se il fresco, ballabile e solido singolo "Pure", trascinante e catchy, si rivela il miglior biglietto da visita per i nuovi Endless Shame, a colpire sono comunque tutti gli episodi del disco, a partire da momenti di grande raffinatezza sonora quali "My Creation" (capace di coniugare ritmo ed un amabile retrogusto 80s), "Revelations", "No Tomorrow" e la groovy "Sweet Illusion Part II". Sebbene i Nostri facciano propria anzitutto la lezione di mostri sacri come gli A-ha (per una volta tanto il punto di riferimento principale non sono i Depeche Mode), senza comunque mai rifarsi spudoratamente a nessuno in particolare, momenti come "Holy Ground" e "World Of Confusion" rimandano direttamente a certe cose degli And One, ma la forza del trio scandinavo sta nel mostrare in ogni frangente quella forte personalità che li tiene ben lontani dai facili paragoni. Capaci di ottime soluzioni sonore, di cantati sempre convincenti e di refrain impeccabili e coinvolgenti, i Nostri ci regalano autentici brividi con "Live In Darkness", intensa e capace di esprimere grande pathos, ma non è da meno la passionale "Lack Of Silence"; bene anche la scintillante "Jericho" ed una "For The Devout" baciata dall'ennesimo bel ritornello, prima che le atmosfere pacate e notturne della title-track chiudano l'opera nel migliore dei modi. Un ritorno coi fiocchi, dunque, per gli Endless Shame, ormai pronti ad imporsi tanto nella sensazionale scena elettronica alternativa svedese quanto fra i nomi più interessanti del panorama synthpop europeo, e le avvisaglie per un imminente capolavoro - che potrebbe coincidere già col prossimo album - ci sono tutte: predente nota, mentre scoprite con un gioiellino come "Unspoken Words" le grandi potenzialità di questa eccellente band.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://endlessshame.com/

http://www.adifferentdrum.com/