15-09-2008
4-D MODE 1
"Rekonnekted"
(4 D)
Time: (52:41)
Rating : 7
Il Giappone, si sa, è un'isola lontana, fascinosa ma soprattutto lontana. Difficilmente, tecnologie a parte, l'Europa riceve ciò che la creatività di questo popolo produce a livello artistico, a parte qualche spettacolo tradizionale di nicchia, qualche eco letterario, manga ed anime. Eppure esiste un popolo goth che vive la propria identità su echi occidentali, nuvole che massicce attraversano il Pacifico con la loro carica di cultura. Tolta l'ondata visual key poco altro arricchisce il nostro palato. Esiste invece un gran movimento che alla nostra elettronica sin dal technopop degli anni '80 fa riferimento, traendo ispirazione, rivisitando i suoni, adattandoli alla loro identità. Se poi ci mettiamo una tecnologia importante prodotta in loco, il gioco è fatto. È il 1982 quando, nella regione del Kansai, Kenji Konishi (voce e digitalizzazioni analogiche), Tadahiko Yokogawa (voce, violino e basso elettrico), Shinobu Narita (voce e chitarra), and Kazuya Nakagaki (organizzazione del progetto) danno corpo e spirito al progetto 4-D Mode 1, guardando ai loro riferimenti europei Depeche Mode, Flock Of Seagulls, Ultravox... Kazuya Nakagaki si perde negli anni, ma i tre fondatori continuano a proporre i loro progetti in modo alterno ma costante, anni di silenzio intervallati da coraggiose uscite che portano nel 2006 ad un album retrospettivo di parte del materiale prodotto negli anni, "Die Rekonstruktion". Ma la loro ambizione non è l'autotributo, ogni giorno il sole sorge e va guardato con gli occhi di chi vuole esistere nel futuro ammiccando al proprio passato. Così il 2008 è l'anno di "Rekonnekted", dischetto di ritorno con 13 tracce nuove, finemente arrangiate, deliziosamente proposte anche al mercato complessivo, passando per il canale A Different Drum, distributore a stelle e strisce. Presentazione raffinata, il digipack esagonale propone Rekonnekted in veste particolare ed esteticamente accattivante. All'interno ulteriori sei esagoni dell'artista concettuale Gaku Amatsu valorizzano la confezione. Musicalmente è un album molto versatile, a volte anche troppo, che tocca molteplici sfere dell'elettronica più o meno oscura; i lunghi anni di stop artistico hanno presumibilmente formato un accumulo d'idee ed esperienze che esplode poi nel nuovo full-lenght dei 4-D Mode 1, così l'electroclash rumorosa di "Spin" è una reminescenza di quel technopop di vecchia data proposto su tutti dai Dead Or Alive di Pete Burns, e su queste linee più o meno morbide o nevrotiche cresce il dischetto. Stesso discorso per "Zone", nonostante si aromatizzi di sampler industriali senza mai graffiare e mantenendo una tenerezza d'ascolto. Piace molto la dolcezza di Kenji e Tadahiko nel loro cantato personale, simile al romantico europeo ma su connotati di tipicità gradevoli, così "Welcome Back" e "Goodbye My Machine" sono piccoli gioielli in stile tardo-Wire o Fischerspooner, per gli assiomi elettrici uniti agli spruzzi plettrati e non acidi della chitarra deliziosamente suonata da Shinobu. Addirittura visionari ed onirici tra ricami elettronici e tenui arpeggi in "Isotope", ma la vera perla dell'album è "My Sweet Lo", un connubio di reminescenze Sylvian-Sakamoto (come non può una band del genere attingere da questo inarrivabile matrimonio tra culture del passato?), dolcissima la voce maschile supportata da un sottile erotismo di Yoshiko Kawakita, il tutto condito da synth che nel loro freddo essere analogico riescono a dare calore alla musica. Ho provato in tutti i modi ad incuriosirvi, stuzzicarvi, intrigarvi: c'è un Giappone sconosciuto e lontano che debolmente dall'altra parte del mondo ci chiama e chiede la nostra attenzione, e myspace può essere il primo traghetto verso i 4-D Mode 1.
Nicola Tenani