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Room 108

20-05-2010

ATARAXIA

"Llyr"

Cover ATARAXIA

(Prikosnovénie/Audioglobe)

Time: (56:19)

Rating : 9

"Ammirando i fiori di un kimono diciamo: 'Come sembrano veri!', ammirando i fiori del giardino diciamo: 'Come sembrano ricamati!". In questo arcaico proverbio cinese si ripone la sintesi di " Llyr": un unico, immenso ricamo sonoro. La saggezza cinese è così rispettata (tra poco i Nostri l'assaggeranno in persona con il loro piccolo storico tour all'ombra della Grande Muraglia). Un altro album, un altro viaggio: spesso per noi la musica lo è, o magari è l'occasione di segnare un percorso con ricordi legati a canzoni, situazioni per cui il ricordo diventa fondamentale tra le note ricorrenti alla memoria. Insieme agli Ataraxia diventa una traversata tra suoni, culture e miti che nella dolcezza estatica come nella crudeltà estrema ci appartengono. Ataraxia che, senza interruzione, ancora una volta sono alfieri di ciò che è Mediterraneo, e le sponde litorali sono amiche di Francesca, eterea ninfa sapiente che può uscire da spume di lidi italici, ispanici o ellenici ed insieme ai tre aedi/bardi al suo fianco omaggiare le nostre origini. Alla luce di ciò, continuare a definire con uno striminzito 'goth-medieval' la musica degli Ataraxia è estremamente riduttivo. "Llyr" e la sua opener, "Siqillat", e viceversa: in una song c'è tutto ciò che poi troverete nelle nove canzoni successive. Un prologo maestoso, cantato con arte da Francesca Nicoli, in cui Giovanni Pagliari solenne come non mai colora con le sue basi eteree un poema da compiere, insieme alle plettrate del miglior Vandelli nell'attesa delle furiose percussioni di Riccardo Spaggiari, completamente amalgamato al pensiero-verbo dei compagni. Francesca canta, gli strumenti rispondono danzando con lei sciamana, lei regina, lei Dea, lei donna. La componente rinascimentale è parte del DNA dei modenesi: "Scarborough Fair", grazie agli arpeggi di Vittorio sposati alla grazia vocale di Francesca, riacquista il suo antico splendore di ballata scozzese (per quanto bravi, Simon & Garfunkel nel renderla folk l'avevano un po' snaturata), e così anche la title-track, in grado di riportarci ai fasti degli anni '90 canossiani. Un suono omogeneo nel rapporto tra la voce e gli strumenti, perfetto negli accordi di sei e dodici corde, brioso nelle fiamme percussive di reali contaminazioni tra culture anche delle epoche tardo medievali, quando una cetra, un chitarrone o un liuto potevano essere accompagnate da un bodhran nordico come da un cembalo mediterraneo. "Llyr" è un viaggio che si compie in un trascendente navigare tra lidi passati, richiamati in essere come nel recente "Kremasta Nera", di cui il testimone è raccolto ed esaltato nei suoni di "Elldamaar", ancora ricca di misteri irrisolti e sapori di Egeo esoterico. "Llyr" è anche figlio legittimo di "Lost Atlantis", ed "Evnyssien", nei suoi lunghi otto minuti di realtà extratemporali, ci traghetta in una dimensione ultraterrena di leggenda estatica. Lady Nicoli canta ed il flauto la segue come un controcanto dotato d'anima propria, così come in "Gayatry Mantra", nei vibrati della voce, nei cori di rinforzo, nelle scurissime basi di Giovanni alla tastiera come nelle campane trillanti o solenni, l'antico mantra indiano diventa un lascito attuale che con ragione guarda al futuro. Ed il viaggio finisce tra i suoni di risacca di "Borea1", un finale che avrebbe potuto trovare fedele ospitalità elettiva nel piccolo "Des Paroles Blanches" o, per gli stessi sapori fluviali di salsedine e leggenda, anche in "Saphir". Per questo ennesimo lavoro la nave degli Ataraxia approda sui lidi francesi della Prikosnovènie, label che da molto tempo mancava di un'importante band appartenente al goth più tradizionale, puntando nell'ultimo periodo sul fairy più etereo. Il ritorno degli Ataraxia alla corte di Frederic Chaplain dopo oltre dieci anni dalla toccata e fuga in casa francese (era il 1998 e Prikosnovènie produceva il mini "Orlando") è anche la volontà di avere una label di carisma europeo per dare forza in chiave live all'album, ed il Treffen di Lipsia attende gli emiliani sicuri protagonisti di uno stage che a loro si adatta come per poche altre band. I cigni della copertina sono neri, oscuri e maestosi, simili alla lira musicale a cui si dedica l'album: nella mitologia ellenica il canto funebre del cigno era il preavviso di riabilitazione con il trascendente; nel canto di Francesca ancora una volta potrete trovare il tramite per quelle sfere dell'animo a volte così lontane da raggiungere, ma che con un po' di fortuna, nelle note di dieci canzoni da consumare, sono alla portata di noi comuni, oscuri mortali.

Nicola Tenani

 

http://www.ataraxia.net/

http://www.prikosnovenie.com/