25-05-2007
FIRST HUMAN FERRO feat. KENJI SIRATORI
"Adamnation"
(Eibon/Audioglobe)
Time: (48:07)
Rating : 9
Registrato tra agosto 2005 e luglio 2006 in Ucraina dalla follia creativa di Olegh Kolyada, mente del progetto russo First Human Ferro, il disco è arricchito dai preziosi contributi di Mykhayil A. Shukh (uno dei maggiori compositori ucraini di musica classica contemporanea) per le parti musicali, di Lyudmyla Voinarovska & Iryna Prudnikova per le parti cantate (soprano) e recitate e, soprattutto, dello scrittore giapponese cyberpunk Kenji Siratori, che esalta i pezzi con la sua sperimentale, progressiva ed intensa prosa verbale. Accostato alla follia creativa e degenerativa di William Burroughs e Antonin Artaud, il writer giapponese, oltre ai numerosi scritti, ha collaborato a molti progetti musicali ed è ricordato soprattutto per il libro "Blood Electric" (Creation Books), acclamato da Sir David Bowie. Il progetto ucraino ha all'attivo diversi lavori, alcuni usciti sempre per la meneghina Eibon Records che cura anche quest'ultimo disco, accompagnandolo con una copertina ed una grafica bellissima. Musicalmente siamo dalle parti dell'ambient più cupo e sperimentale che vira dalla musicalità del precedente disco per sfociare nel power noise più violento, riuscendo però ad amalgamare il tutto senza inutili conflitti. Parlarne è piuttosto difficile, ma questo progetto potrebbe rappresentare una nuova frontiera dell'ambient, non più chiuso in sé stesso ma foriero di concentriche sperimentazioni sonore (tastiere, voci, suoni power noise, voci narranti, vocalizzi classici): obiettivo non facile in un mondo musicale nel quale tutto oggi sembra già sentito. Fortunatamente non sempre è così, e "Adamnation" ne è la prova schiacciante. La produzione è piena e corposa, direi superlativa (un ascolto in cuffia è un'esperienza disorientante); i suoni che Shukh e Kolyada sono riusciti a creare sono impressionanti e stupefacenti, come ad esempio nelle tracce "Cadaver City" e "Camouflage", le quali, aperte da toni classici e sacrali, sprofondano nell'oscurità più profonda per riemergere brevemente ed essere assorbite da nuove sperimentazioni (magica l'unione in "Camouflage" di sonorità noise e canti gregoriani distorti all'inverosimile). I bombardamenti vocali di Siratori (peraltro limitati ad alcune tracce) accompagnano una costruzione musicale imponente (e spiazzante) e marcano il lavoro di un'originalità propria e rara. A chiudere la lunga traccia "Spiralworld" dove, accompagnati da riflessioni di Siratori incomprensibili (in giapponese, appunto...), ci addentriamo in una ennesima prova di coraggio della band, che crea un suono stratificato che lascia attoniti e senza punti di riferimento. Un lavoro enorme, importante e - lasciatemi osare - innovativo. Da custodire gelosamente.
Piercarlo (feed the pier)