02-05-2008
ODA RELICTA
"Czarstvo Dukha"
(Neuropa Records)
Time: (46:32)
Rating : 7
Il progetto Oda Relicta, guidato dall'ucraino Oleg Kolyada (conosciuto anche per il suo industrial act First Human Ferro), giunge alla seconda pubblicazione in CD, nuovamente grazie all'etichetta belga Neuropa Records. Dopo il primo album "The Crown & The Plough", segnato in modo quasi esclusivo da sonorità marziali, il nostro cambia direzione fondando il nuovo corso sulla cristianità, tema che pervade ogni angolo del disco e che ha reso possibile l'apparizione di Oda Relicta nella recente compilation "Credo In Unum Deum" promossa dal nostro Damiano Mercuri. La musica contenuta in "Czarstvo Dukha" (in traduzione "Il Regno Dello Spirito") appare assai complessa e caratterizzata da un imprinting neoclassico che si avvicina moltissimo ai componimenti ecclesiastici, sia per i cori fortemente angelici che per il canto simil gregoriano, sia per le atmosfere paradisiache che per i temi trionfanti capaci di rispecchiare una purezza tutta cristiana, forse riscontrabile in alcuni famosi motivi morriconiani destinati al cinema ("Mission"). Questo aspetto preponderante dell'album vede il suo livello massimo nell'eccezionale "Sanctus", in parte composta dai francesi Thierry Jolif e Mathieu Broquerie (presenti anche in altri brani e noti al pubblico per i loro progetti Lonsai Maïkov e Dissonant Elephant) e incentrata sulla chitarra acustica di Davide Borghi (già membro degli Albireon). È proprio il chitarrista italiano (coadiuvato dal tecnico Stefano Romagnoli) a dare ad alcuni brani un colore diverso, e in particolare "O Ne Stelysya, Khreshchatyy Barvinku" assume toni ritual-folk che possono ricondurci ai Current 93 di "Of Ruine Or Some Blazing Starre", mentre la chiusa di "Lacrima + Rosa" splende di una delicatezza neoclassica degna dalla nostra Camerata Mediolanense. Il modo di lavorare di Oleg è senza dubbio interessante, dato che il nostro carpisce, accosta e fonde suoni classici (tra i più ricercati svettano quelli del liuto, del clavicembalo, dell'arpa e dell'oboe), testi e inni del passato (di provenienza ucraina, bizantina e armena), partiture antiche, arrangiamenti moderni e registrazioni in presa diretta, oltre a collaborazioni esterne che arricchiscono il tutto, ma quel che salta principalmente all'orecchio è il concepimento di un imponente inno alla cristianità intesa nella sua grandezza storica e culturale, quale madre di usi che, volenti o nolenti, sono alla base della formazione di ognuno di noi. "Czarstvo Dukha" è un album molto ambizioso e non prevedibile, a tratti capace di aprire orizzonti nuovi nel panorama musicale, pur facendo riferimento alla più classica delle tradizioni. Complimenti a chi ha voluto scommettere su un lavoro del genere: la qualità c'è, ma rimane da conquistare un pubblico che dovrebbe e potrebbe assimilare anche qualcosa di diverso dai soliti clichè.
Michele Viali
http://www.myspace.com/odarelicta