Room 108

26-10-2025

NERO KANE

Amore, morte e poesia: il rito di Nero Kane

di CAESAR

Con "For the Love, the Death and the Poetry", pubblicato da Subsound Records, Nero Kane ha raggiunto una nuova vetta di intensità visionaria. La sua musica, sempre più prossima al rito e alla meditazione, attraversa paesaggi sonori in cui amore, fede e morte convivono come frammenti di un'unica invocazione. Lo incontriamo per parlare di questa opera e della collaborazione con Samantha Stella, una presenza complementare nel suo universo artistico.

• Guardando alla tua discografia - "Love In A Dying World" (2018), "Tales Of Faith And Lunacy" (2020), "Of Knowledge And Revelation" (2022) e ora "For The Love, The Death And The Poetry" (2025) - come descriveresti l'evoluzione del tuo percorso? C'è un filo conduttore che lega tutte queste opere, oppure ogni disco nasce come un nuovo rito indipendente?
  
  
  NK: "Credo che il percorso musicale di NK possa essere visto a tutti gli effetti come una sorta di corpus unico che parte dal primo album, sviluppandosi e arricchendosi fino all'ultimo. Già avevo parlato di trilogia per i precedenti lavori, ma risulta evidente che anche questo nuovo capitolo sia profondamente connesso ai precedenti pur, a mio avviso, superandone i confini e andando un po' oltre. Che poi è quello che credo sia avvenuto con ogni mia singola uscita, perché è quello che volutamente ricerco quando scrivo. I temi espressi nel primo album si sono semplicemente ampliati attraverso un'indagine più profonda e meticolosa, tutto si è raffinato col passare degli anni; anche i riferimenti sono sicuramente aumentati, ma la matrice base del mio songwriting credo sia ancora abbastanza fedele alle origini. Anche perché io mi considero fondamentalmente un cantautore classico, che tratta temi spesso legati a questo genere, nello specifico amore, morte, fede, speranza, redenzione, bene e male, luce e tenebra."

• L'amore, la morte e la poesia - i tre poli che danno il titolo al nuovo album - sembrano intrecciarsi come parti di un'unica preghiera. Cosa rappresentano oggi per te, e come si traducono nel tuo modo di scrivere e di vivere la musica?
  
  
  NK: "Vivo la musica al pari delle altre arti, nel senso che nella mia personale visione tutto è teso alla ricerca di Bellezza. Che sia appunto in una canzone o in un dipinto antico, o nel silenzio di un tramonto, il mio animo protende naturalmente verso questa direzione. È come una sorta di desiderio inconscio che mi anima completamente. Amore, Morte e Poesia sono temi non solo a me cari, ma anche strettamente legati al mio songwriting e alle tematiche espresse nei tre album precedenti. Una sorta di leitmotiv che si snoda e sviscera raffinandosi, come ho detto, nel tempo. Questa ricerca di Bellezza rappresenta inoltre una presa di posizione contro il vuoto imperante che ci circonda e la bruttura - che pare essere senza fine - del mondo (e dell'uomo) attuale."
  
  
  SS: "Da sempre sono tematiche che appartengono ai quesiti filosofico-esistenziali dell'umanità. Sono soprattutto i labili confini tra gli opposti che mi hanno sempre intrigata in tutta la mia ricerca artistica, tra decadenza e romanticismo. E quel richiamo al nostro passato storico come evidenza di bellezza che fu e verso la quale verte il nostro nutrimento poetico. Visioni, testi, linee vocali e loop monotonici compongono i nostri rituali in modo del tutto autentico, spontaneo e talvolta doloroso."

"Vivo la musica al pari delle altre arti, nella mia personale visione tutto è teso alla ricerca di Bellezza. Che sia in una canzone o in un dipinto antico, o nel silenzio di un tramonto, il mio animo protende naturalmente verso questa direzione. È come una sorta di desiderio inconscio che mi anima completamente."
(Nero Kane)

• Il deserto, fisico e interiore, è una costante nel tuo immaginario: luogo di espiazione, ma anche di rivelazione. Cosa cerchi - o cosa trovi - in questi spazi spogli e assoluti che attraversano le tue canzoni?
  
  
  NK: "Il deserto è in primis un luogo che mi ispira musicalmente. Adoro quelle trame western che si appoggiano su chitarre scarne e traballanti, malinconiche, oppure quegli accordi con il tremolo che si perdono nei riverberi. Adoro suonare le mie Jazzmaster in questo modo, o anche le chitarre acustiche, che sanno di polvere e legno antico. C'è poi tutto l'immaginario che arriva dal blues, quindi questa cosa grezza e spoglia ma tremendamente vera. Queste voci perse nel tempo e nei solchi di vinili che ancora risuonano così fedeli a chi li ha creati. C'è un'espressività in quel tipo di suono che mi parla inconsciamente. A livello estetico sono poi amante di questo tipo di luoghi non solo naturali, ma anche fisici e spirituali. Spesso ricerco il deserto anche qui in Italia, sono ad esempio molto affascinato da certi paesaggi dell'interno della Sardegna (che io amo definire il mio Far West italiano). A livello letterario sono poi amante di un certo tipo di romanzi, cito su tutti quelli di Cormac McCarthy e Larry McMurtry. Il deserto mi è così caro ma alla fine non so nemmeno io il perché: è qualcosa che è nato inconsciamente e che si è sviluppato davvero attraverso il progetto NK."

• La collaborazione con Samantha Stella continua a essere centrale: le sue presenze vocali e visive sembrano estensioni della tua stessa voce. Come nasce il vostro dialogo creativo, e come si è evoluto nella costruzione di questo nuovo disco?
  
  
  NK: "La collaborazione con Samantha è stata molto importante sin dagli inizi, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto estetico del progetto. Lei ha dato una forte impronta a questo mio immaginario gothic-western. Grazie all'utilizzo della sua voce - assolutamente peculiare, scura e teatrale - e delle sue tastiere, ha poi contribuito ad aumentare la tragicità del progetto, il suo lato oscuro e rituale, che già risiedeva nella musica e nei testi. Il connubio tra l'aspetto più cantautorale del mio songwriting e la sua estetica più dark trovano indubbiamente forza reciproca, anche se su questo disco la collaborazione è stata più marginale. Tendenzialmente il nostro dialogo creativo nasce da questo scambio reciproco e costante di suggestioni e influenze, a volte anche in maniera inconscia. Alla fine siamo due anime artistiche che vivono a stretto contatto e si influenzano reciprocamente. Un po' come nell'idea delle affinità elettive di Goethe."
  
  
  SS: "Una forte coesione artistica ha alimentato negli anni questo progetto. A differenza dei due album precedenti, dove avevo scritto e interpretato diversi testi, in questo nuovo, i testi sono stati scritti tutti da Nero, ad eccezione del coro in italiano con reminiscenze operistiche che ho scritto e interpreto nel brano "The World Heedless of our Pain", a detta di entrambi la sintesi perfetta di questo ultimo lavoro. Nell'album ho poi interpretato due brani con i miei spoken word alla Nico, e ho apportato le linee di organo, cello e i droni che appaiono in tutti i brani così come li eseguo nei live (in particolare sono legata all'organo di "Land of Nothing"). Matt Bordin, nostro storico produttore, come sempre ha fatto un ottimo lavoro con gli arrangiamenti ed è elemento prezioso per NK. Oltre a suonare insieme tutti i concerti di Nero Kane, mi sono occupata sempre nel progetto di tutta la parte estetica (con i miei film sperimentali che accompagnano l'uscita degli album, proiettati in musei e gallerie d'arte, e le foto, incluse quelle dell'artwork di "For the Love, the Death and the Poetry"), manageriale e promozionale. L'ultimo cortometraggio per il lancio del singolo "As an Angel's Voice" è stato in visione nella mia mostra antologica appena conclusa al centro di arte contemporanea MAIIIM a Genova, mia città natale, dove abbiamo anche presentato un listening party dell'album. Un immenso lavoro di dedizione quotidiana, laddove arte e vita sono un tutt'uno."

"Il deserto è in primis un luogo che mi ispira musicalmente. Adoro quelle trame western che si appoggiano su chitarre scarne e traballanti, malinconiche, oppure quegli accordi con il tremolo che si perdono nei riverberi. A livello estetico sono poi amante di questo tipo di luoghi non solo naturali, ma anche fisici e spirituali."
(Nero Kane)

• Molti brani del tuo album si muovono tra blues rituale, folk apocalittico e droni quasi liturgici. Quando componi, parti da un'idea concettuale o lasci che il suono si riveli in modo intuitivo, come un atto di trance o di fede?
  
  
  NK: "Tendenzialmente tutto nasce in maniera abbastanza inconscia e intuitiva, almeno per quanto riguarda l'aspetto musicale. Ogni giorno mi alzo e prendo in mano uno strumento, spesso la chitarra acustica, e inizio a suonare. Senza pormi obiettivi, ma così per il gusto di suonare. Da questa sorta di routine di lavoro a volte nasce qualcosa, qualche passaggio o qualche frase che mi colpisce, e così la registro. Spesso lavoro con i loop perché in primis sono da solo, e poi perché creano questo mood rituale e malato che tanto mi affascina. I testi nascono invece più da intuizioni, direi quasi illuminazioni, che mi trafiggono in qualsiasi momento. Non c'è una regola precisa o un modo per farlo accadere. Quando però inizio a scrivere un testo di solito lo completo in pochi minuti. E spesso la prima bozza rimane anche quella finale."

• Da qualcuno viene accostato forse erroneamente alla musica neo-folk. Ti sei mai sentito in sintonia con gli artisti di questa corrente come Current 93, Death in June e Sol Invictus?
  
  
  NK: "Direi di no, come ho già detto in altre interviste non sono un profondo conoscitore del genere. Ci sono ovviamente cose che mi piacciono, ma il mio background di ascolti viene sicuramente da altro."

• Per chiudere con una curiosità personale: quali sarebbero i dieci dischi della tua "isola deserta"? Quelli che continuano a nutrire la tua visione, la tua poesia e il tuo modo di intendere la musica come atto spirituale?
  
  
  NK: "È una domanda difficile perché i miei gusti cambiano col tempo. In tutta onestà non penso di avere dei dischi da isola deserta, anche perché amo molto il silenzio e non ascolto poi così tanta musica. Piuttosto credo che porterei una Madonna di Carlo Dolci o una Natura Morta fiamminga, o un bel romanzo tipo Oblomov di Goncarov.
  
  
  Sarò però ancora più specifico e ti dirò direttamente i nomi di brani, album o colonne sonore - vecchi e recenti - che mi rappresentano e mi hanno influenzato negli anni:
  
  
  Nick Cave - Where The Wild Roses Grow, Jesus Alone, No More Shall We Part, From Her To Eternity, Ghosteen, Idiot Prayer
  
  
  Nico - Nibelungen, Roses In The Snow
  
  
  The Stooges - I Wanna Be Your Dog, Down On The Street, Penetration
  
  
  Neil Young - Dead Man soundtrack, The Needle And The Damage Done, Hey Hey My My
  
  
  G. Mahler - Morte A Venezia soundtrack
  
  
  SQURL with Jozef Van Wissem - Only Lovers Left Alive soundtrack
  
  
  Townes Van Zandt - Waiting Around To Die
  
  
  Johnny Cash - Folsom Prison Blues, American Recordings, Hurt, Ain't No Grave
  
  
  PJ Harvey - The Dancer, The Desperate Kingdom Of Love
  
  
  The Gun Club - Idiot Waltz
  
  
  R.L. Burnside - See My Jumper Hanging On The Line
  
  
  John Lee Hooker - Hobo Blues
  
  
  Bob Dylan - The Ballad of Hollis Brown, Railroad Boy
  
  
  Leonard Cohen - Suzanne, Avalanche, So Long Marianne
  
  
  Mark Lanegan - I Am The Wolf, Revolver
  
  
  Ennio Morricone - Man With Harmonica

• Mentre per te, Samantha?
  
  
  SS: "Mi accodo alla domanda con i miei dieci dischi, elencati non in ordine di importanza:
  
  
  Nico "Desertshore"
  
  
  Joy Division "Closer"
  
  
  Swans "The Seer"
  
  
  Father Murphy "Requiem for Father Murphy"
  
  
  Vincent Gallo "When"
  
  
  PJ Harvey "To Bring You My Love"
  
  
  Frédéric Chopin "Marcia Funebre"
  
  
  Smiths "The World Won't Listen"
  
  
  Lingua Ignota "Caligula"
  
  
  Sqürl/Jozef Van Wissem "Only Lovers Left Alive"
  
  
  ...aggiungo "Angelene's Desert" (da "Tales of Faith and Lunacy" di Nero Kane), un brano di cui ho scritto il testo e che ho sempre amato."

https://nerokane.bandcamp.com/music

https://www.subsoundrecords.it/